Sono passati diciassette anni, e adesso la terza sezione civile della Corte di Appello di Bari ha stabilito che Raffaele Fitto, europarlamentare di Fratelli d’Italia, non dovrà risarcire la Regione Puglia per l’illecito finanziamento di 300mila euro al partito La Puglia prima di tutto, erogato dalla società Tosinvest dell’imprenditore romano Gianpaolo Angelucci. Il reato è stato dichiarato prescritto da anni e fa riferimento al 2005 quando Fitto era presidente della Regione Puglia. I giudici dell’appello si sono pronunciati in sede di rinvio, dopo l’annullamento parziale della Cassazione nel 2017, rigettando il ricorso della Regione. L’ente sosteneva che “la violazione delle norme sul finanziamento dei partiti, commessa da Fitto in occasione delle elezioni regionali pugliesi dell’anno 2005, avrebbe alterato le regole della sana competizione democratica tra i partiti e avrebbe arrecato un grave danno sia quale ente destinatario di quelle elezioni, sia quale ente rappresentativo dell’intero elettorato attivo pugliese”.
Alla prescrizione si aggiunge, invece, l’insussistenza di un effettivo danno patrimoniale “perché, nonostante il finanziamento illecito, le elezioni regionali del 2005 furono vinte dal candidato del centrosinistra Nichi Vendola il quale, attraverso il metodo innovativo delle primarie, si affermò nella propria coalizione e sconfisse un candidato autorevole come Fitto, già da dieci anni presidente della Regione, così rendendo evidente il fatto che la sperequazione di mezzi non abbia svolto alcun ruolo inquinante della competizione, e tanto meno del suo risultato elettorale”.
Stefania Losito