Fissata la data dell’incidente probatorio
Nell’imminenza dell’incidente probatorio, che si aprirà il prossimo 8 luglio, si allarga l’inchiesta della procura di Verbania sul disastro della Ferrovia Stresa-Mottarone, che lo scorso 23 maggio ha causato la morte di 14 persone.
Oltre ai tre indagati entrati fin dall’inizio nell’inchiesta, ossia il gestore della funivia, Luigi Nerini, il direttore d’esercizio, Enrico Perocchio, e il capo servizio, Gabriele Tadini (l’unico ai domiciliari), nella richiesta di incidente probatorio depositata dal pm, Olimpia Bossi, figurano ora iscritti anche Anton Seeber, presidente del Consiglio di amministrazione della Leitner, la società altoatesina che si occupa della manutenzione dell’impianto e Martin Leitner, consigliere delegato. Indagato anche Peter Rabansen, “dirigente/responsabile dell’assistenza clienti Leitner e delegato per l’ambiente e la sicurezza relativa agli impianti a fune”.
Tra i nomi nuovi, c’è anche quello di Rino Fanetti, dipendente Leitner che ha eseguito la testa fusa della fune traente superiore della cabina 3, quella precipitata al suolo il 23 maggio.
Gli altri nuovi indagati sono Fabrizio Pezzolo, rappresentante legale della torinese Rvs Srl, che si occupava della “manutenzione delle centraline idrauliche”, e il suo dipendente Davide Marchetto, “responsabile tecnico degli impianti a fune”. Tra i nomi anche quelli di Alessandro Rossi della società torinese Sateco srl, “che ha effettuato in prima persona le prove magneto-induttive a novembre 2019”, e Davide Moschitti, che per conto della stessa azienda ha operato il controllo nel novembre 2020.
Indagato poi Federico Samonini, legale rappresentante della società Scf Monterosa srl, “che ha fatto interventi di manutenzione e controllo visivo delle teste fuse” e le ha sostituite a scadenza ad eccezione della testa fusa della cabina numero 3, la cui sostituzione era prevista per novembre 2021.
Nella richiesta di incidente probatorio è contestato anche il reato di attentato alla sicurezza dei trasporti. Gli altri reati sono la rimozione o omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, aggravata dal disastro, e un reato di falso contestato al solo Gabriele Tadini, capo del servizio.
Michela Lopez