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Tragedia del Mottarone, direttore e gestore: “Decisioni prese dal caposervizio”

Attesa la decisione del gip sulla convalida dei tre fermi

Si sono conclusi da poco gli interrogatori di garanzia dei tre indagati per la tragedia del Mottarone (Piemonte), avvenuta domenica scorsa e costata la vita a 14 persone. Unico sopravvissuto: il piccolo Eitan di cinque anni rimasto orfano. Ora si attende la decisione del giudice per le indagini preliminari sulla convalida dei fermi.

Nelle scorse ore sono stati interrogati nel carcere di Verbania, il caposervizio della funivia del Mottarone, Gabriele Tadini, il quale ha ammesso davanti al gip di aver messo il ceppo blocca freno -il cosiddetto “forchettone”- e di averlo fatto altre volte.

Difeso dall’avvocato Marcello Perillo, l’uomo ha spiegato che le anomalie manifestate dall’impianto non erano collegabili alla fune ed ha escluso collegamenti tra i problemi ai freni e quelli alla fune. “Non sono un delinquente – ha detto al magistrato – non avrei mai fatto salire persone se avessi pensato che la fune si spezzasse”. Inoltre, la difesa ha fatto sapere di aver contestato il falso, l’omissione dolosa aggravata dal disastro e l’omicidio e le lesioni colpose: tutte imputate a Gabriele Tadini.

Gli interrogatori di garanzia di sono svolti anche nei confronti dell’ingegnere Enrico Perocchi, direttore della funivia, “inebetito” –secondo quanto riferito dal suo legale Andrea Da Prato- quando ha saputo dell’uso delle ganasce. Inoltre Perocchi avrebbe chiesto di essere ascoltato nei giorni scorsi “ma di essere stato fermato”. Al centro dell’interrogatorio, una telefonata che Gabriele Tadini ha fatto all’ingegnere alle 12.09 di domenica, poco prima della tragedia, in cui lo informava di avere “una fune a terra”. Prima di allora, secondo la versione di Perocchi, lui non sapeva che erano stati disattivati coi forchettoni i freni di emergenza.

L’ultimo ad essere ascoltato è stato il gestore della funivia, Luigi Nerini, che secondo il suo avvocato “sapeva che non funzionava il sistema dei freni ma non era lui che ppteva fermare la funivia: potevano farlo solo il direttore del servizio e il direttore tecnico”. Non era lui, infatti, stando alla versione di Nerini, a doversi occupare dei problemi di sicurezza dell’impianto. “Smettetela di dire che ha risparmiato sulla sicurezza” ha detto l’avvocato di Nerini, Pasquale Pantano.

Intanto domani in Piemonte giornata di lutto regionale. Bandiere a mezz’asta anche a Torino, a Palazzo di Città in segno di vicinanza alle vittime della tragedia che ha scosso la comunità stresana, e con lei l’Italia intera.

Anna Piscopo

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