I soccorritori hanno intercettato questa mattina il segnale di uno dei cellulari dei ragazzi dispersi nel fiume Natisone. Le ricerche si concentreranno in quella specifica zona, anche se non è certo che, nel disperato tentativo di sottrarsi alla piena, lo smartphone sia rimasto addosso al suo proprietario. Si tratta comunque di un elemento utile a beneficio delle decine di soccorritori che stanno operando lungo il corso del torrente, dal ponte Romano fino alla confluenza con il fiume Torre, a propria volta emissario dell’Isonzo. A intercettare il segnale emesso dal cellulare è stato proprio uno dei droni della Protezione civile, una delle apparecchiature impiegate per le ricerche.
I tre giovani, un ragazzo e due ragazze, risultano dispersi in Friuli Venezia Giulia a causa della piena del fiume Natisone.
Per opporsi all’impeto delle acque si sono stretti in un abbraccio lungo minuti. Poi la forza della corrente li ha trascinati via senza riuscire ad afferrare le funi lanciate dai vigili del fuoco.
Su una collinetta, poco distante, i tre si erano fermati in gita. subito sotto una conca da attraversare, visto il maltempo, ma in pochi minuti si è riempita d’acqua e non sarebbero riusciti ad attraversarla perché sarebbero stati trascinati dalla corrente che era diventata immediatamente impetuosa, spiega un residente. Per il quale invece, “giustamente” le due ragazze e il giovane hanno chiamato e aspettato i soccorsi. “Purtroppo il livello si é innalzato in maniera eccezionale in pochissimi minuti prima che i vigili del fuoco potessero approntare un sistema per agganciarli”.
Un fiume difficile il Natisone: qualche decina di metri più a valle c’è un punto in cui l’acqua, anche in condizioni normali, raggiunge i 15 metri di profondità e ci sono correnti e mulinelli che trascinano sul fondo e fanno incastrare tra i massi della forra. Quindi, “i tre ragazzi dovevano essere ignari del pericolo: solo i residenti conoscono le bizze del Natisone. Ieri mattina, quando sono scesi nel greto per fare delle fotografie, non c’erano avvisaglie di quanto sarebbe successo, l’accesso era sgombro e l’acqua, bassa e ancora calma, scorreva unicamente sul lato opposto a dove si trovavano loro”.
Stefania Losito