L’industria in Puglia crolla e sempre più lavoratori vedono il proprio posto a rischio. A lanciare l’allarme è la Uil Puglia in una nota congiunta del segretario generale, Gianni Ricci, e del segretario regionale con delega all’industria, Andrea Toma. Il valore aggiunto reale dell’industria, si legge, è diminuito di quasi un quinto nella regione (-19,3%), più del doppio del valore medio nazionale (-8,4%).
La crisi, secondo la Uil Puglia, “ha origini lontane stando all’ultimo rapporto della Cgia di Mestre, che fotografa un settore incapace di rialzarsi dai quattro momenti di crisi degli ultimi 15 anni”. Si tratta, in particolare, della recessione del 2008-2009, della crisi dei debiti sovrani del 2012-2013, della pandemia Covid e della guerra in Ucraina. A questi problemi, spiega ancora il sindacato, “si aggiunge il conflitto israelo-palestinese che si sta allargando a macchia d’olio e i cui effetti stanno iniziando a vedersi anche qui da noi”. “In Puglia”, ha sottolineato Ricci, “tutte le grandi industrie sono in affanno. Ne citiamo tre: l’ex Ilva, che su 10.065 addetti ha 1700 lavoratori coinvolti nella crisi, senza contare le imprese dell’indotto; la Marelli Europe, dove sono potenzialmente a rischio i 500 lavoratori che producono componentistica endotermica su un totale di 1100 addetti; la Bosch, dove otto collaboratori su dieci effettuano tra i 10 e i 12 giorni di cassa integrazione al mese”.
Vincenzo Murgolo