
L’accordo sui dazi firmato in Scozia dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen regge: l’Unione europea resta con un dazio del 15%, come stabilito nell’incontro bilaterale tra i due leader. Nelle ultime ore la firma dell’ordine esecutivo da parte del presidente Usa. Confermati dazi per il Giappone, sempre al 15%, e per la Gran Bretagna al 10%. Penalizzato, invece, il Canada con un aumento al 35%, “in risposta alla continua inazione e alle ritorsioni di Ottawa”. Punita anche la Svizzera con una tariffa più alta di quella dichiarata il 2 aprile scorso, e sale al 39%. Invariati anche i dazi per l’India, al 25% e la Corea del Sud al 15%. Il dazio più alto riguarda i prodotti provenienti dalla Siria, che saranno tassati al 41%. Nella lista pubblicata in serata dalla Casa Bianca si precisa, inoltre, che le merci importate da ogni nazione del mondo saranno soggette a una tariffa del 10%, ad eccezione dei beni provenienti dai 92 paesi elencati in un allegato, che sono soggette a tariffe più elevate. Il Brasile è ancora al 10%, ma Trump nel pomeriggio di giovedì ha aggiunto un ulteriore dazio del 40% su alcune merci per punire il presidente Lula, in risposta al processo all’ex presidente, Jair Bolsonaro. La nuova ondata di misure non entrerà in vigore oggi, come previsto, bensì tra una settimana, il 7 agosto.
Oltre alle nuove tariffe stabilite per ciascun Paese, l’ordine esecutivo di Trump stabilisce anche un dazio del 40% su qualsiasi merce che la U.S. Customs and Border Protection determini essere stata “trasbordata” per evitare misure più
elevate altrove. Ciò avviene principalmente quando merci prodotte in Cina vengono spedite in un altro Paese e riconfezionate.
Stefania Losito