Il 54enne aveva avvertito che soffriva di flebite, i figli vogliono la verità
“Si tratta di una vicenda gravissima che sicuramente presenta dei tratti che meritano un approfondimento nelle opportune sedi giudiziarie. Presenteremo una denuncia in Procura con la richiesta di sequestro di tutta la documentazione medico-sanitaria. Occorre stabilire se la morte del signor Cocco si sarebbe potuta evitare”. Lo dichiara l’avvocato Daniele Bocciolini, legale della famiglia di Alessandro Cocco, il 54ennne morto nel Policlinico di Bari lo scorso 15 giugno, a pochi giorni dalla somministrazione del vaccino anti-Covid monodose Johnson & Johnson.
“In particolare – dice l’avvocato – è necessario verificare se e in che termini il decesso sia riconducibile alla somministrazione del vaccino, oppure se sia collegato sotto il profilo causale ad un’azione o omissione per colpa consistita in una imprudenza, negligenza o imperizia: se così fosse, dovranno essere individuati gli eventuali responsabili”.
“Vogliamo la verità. E’ un nostro diritto, lo facciamo per lui” dicono i figli Roberto e Valeria Cocco, che ricordano i dettagli dell’accaduto: “Nostro padre di appena 54 anni, sportivo, in perfetta forma, morto dopo essersi vaccinato con J&J il 26 maggio all’hub di Alberobello – ricordano i figli – si sarebbe dovuto sposare con la nuova compagna il 18 giugno. Da quanto ci hanno riferito, papà avrebbe peraltro dichiarato prima di sottoporsi al vaccino che soffriva di flebite e problemi alla safena e, pur potendo optare per il Moderna, gli sarebbe stato somministrato il monodose Johnson”.
Nei giorni successivi, per un forte dolore alla gamba, si sarebbe rivolto prima al proprio medico di base, poi, il 10 giugno, al pronto soccorso dell’ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti, dove “veniva riscontrata una piastrinopenia e una trombosi agli arti inferiori” e, infine, al Policlinico dove, ormai in condizioni critiche, sarebbe entrato subito in coma fino al decesso.
Michela Lopez