Il Presidente del Tribunale Vaticano oggi, con un decreto, ha disposto la citazione a giudizio degli imputati nell’ambito della vicenda legata agli investimenti finanziari della Segreteria di Stato a Londra. Tra di loro c’è anche il cardinale Angelo Becciu. Il processo avrà inizio il 27 luglio.
La richiesta di citazione a giudizio è stata presentata nei giorni scorsi e riguarda personale ecclesiastico e laico della Segreteria di Stato e figure apicali dell’allora Autorità di Informazione Finanziaria, nonché personaggi esterni, attivi nel mondo della finanza internazionale: in tutto si tratta di 10 persone e 4 società. La Santa Sede lamenta “consistenti perdite”. Sono state “toccate anche le risorse per le opere di carità personale del Papa”.
Per Becciu, ex sostituto alla Segreteria di Stato della Santa Sede, sono otto i capi di imputazione, tra cui peculato, abuso d’ufficio e subornazione di teste. Un anno fa venne privato da Papa Francesco delle prerogative cardinalizie. Immediata la sua reazione: “Sono vittima di una macchinazione ordita ai miei danni – ha affermato in una nota – attendevo da tempo di conoscere le eventuali accuse nei miei confronti, per permettermi prontamente di smentirle e dimostrare al mondo la mia assoluta innocenza”. Ha poi proseguito: “In questi lunghi mesi si è inventato di tutto sulla mia persona , esponendomi ad una gogna mediatica senza pari al cui gioco non mi sono prestato, soffrendo in silenzio, anche per il rispetto e la tutela della Chiesa, a cui ho dedicato la mia intera vita”. Secondo Becciu il Tribunale potrà riscontrare “la falsità delle accuse e le trame oscure che le hanno alimentate”.
Coinvolte, insieme a lui, altre nove persone, anche per altre tipologie di reato come truffa ed estorsione. Si tratta di Cecilia Marogna, Fabrizio Tirabassi (un funzionario della Segreteria di Stato), gli uomini d’affari Gianluigi Torzi e Enrico Crasso, monsignor Mauro Carlino (che reggeva l’ufficio documentazione della segreteria), Raffaele Mincione, finanziere italo-svizzero che gli inquirenti non esitano ad indicare come il “dominus indiscusso delle politiche di investimento di una parte considerevole delle finanze della Segreteria di Stato”. Poi ancora Tommaso di Ruzza, già direttore dell’Aif, Rene’ Brulhart, che dell’Autorità di supervisione finanziaria del Vaticano è arrivato ad essere presidente e infine l’avvocato Nicola Squillace.
Michela Lopez