Sarà nei nostri studi oggi lunedì, 15 novembre, alle 11
Carmen Consoli sarà in diretta dagli studi di Radio Norba oggi, lunedì 15 novembre, a partire dalle 11. Insieme ad Antonella Caramia racconterà il suo ultimo album che si intitola “Volevo fare la rockstar”.
Un grande sogno da custodire e coltivare, un sogno da ricercare e ascoltare è ciò che ci rende più umani e più felici, ciò che ci caratterizza e identifica. Perché il sogno può essere un piccolo seme che germoglia diventando desiderio e il desiderio spinge a cercare le risorse e l’energia per poterlo trasformare in progetto e per mettere in piedi le azioni necessarie a realizzarlo. È questo il tema principale di Volevo fare la rockstar e intorno a questo si sviluppano immagini e piani temporali: ricorrono sogni, ma anche ricordi e desideri. Nel passato ritroviamo la nostra identità, chi siamo e cosa vogliamo diventare (“dovrai decidere la sorte di questo ricordo” canta Carmen in L’aquilone); nel nostro presente cerchiamo “l’impegno e la coerenza” (Armonie numeriche) per riuscire a realizzare quei progetti, mentre la visione del futuro muove le azioni e i cuori (Imparare dagli alberi a camminare nasce dalla sensazione che “qualcosa di molto speciale/sta per succedere”).
Volevo fare la rockstar è un album ricco di immagini fiabesche ed oniriche: “il chiarore della luna e delle favole” neLe cose di sempre; “Venere al tramonto culla un piccolo mistero interplanetario” in Sta succedendo, il coraggio di “affrontare l’uomo nero” nella title-track. Questo immaginario -insieme al continuo alternarsi di passato presente e futuro, di sogno impegno e progetto -è un invito a “respirare col cuore”, a “riaccendere i sogni e i lumi della ragione” (Una domenica al mare), a trovare la parte più autentica di sé, oltre le convenzioni e le aspettative sociali, dando voce a “Quei desideri che da qualche parte ancora aspettano” (L’aquilone). I sogni ci inducono a guardare le cose da un punto di vista diverso e più ampio: un esercizio che può risultare rischioso ma che talvolta è indispensabile (“sporgersi è un dovere a volte necessario” canta in Sta succedendo).
Altro tema che ricorre nel disco è il timore –espresso spesso con ironia – che si possano riaffermare la logica della sopraffazione, il sovranismo, il negazionismo, con conseguente corollario linguistico di luoghi comuni e frasi fatte. È il caso dello scalcinato Mago magone, un seduttore che “offre rimedi a pene d’amore, mali impietosi, miseria, timore” o degli “Illustri shamani” che affermano che “La terra è in gran forma” e “l’effetto serra è una superstizione da scienziati” in Qualcosa di me che non ti aspetti.È L’uomo nero che proclama borioso: “sono il vostro condottiero/grazie al cielo un uomo vero”; ma è anche l’assenza di empatia nei confronti di “inestimabili esistenze disperse in mare” in “questa giungla inospitale in cui a dettare legge è il predatore, il mito della clava e del terrore” descritta con pudore neLe cose di sempre.
A ben guardare, unarisposta a questi timori la possiamo trovare nella Natura che ci mostra come “ricominciare, imparare dagli alberi a camminare senza calpestare”. Anche i tempi di questo mondo onirico e del desiderio che si fa progetto sono scanditi dalla Natura. Sono quelli di un’ “estate arrivata in fretta” o di “un’alba nuova da guardare”in Una domenica al mare. Sono il “tempo di ciliegie” e l’autunno quando “un mare in tempesta infuriava sugli scogli”in Armonie numeriche.
Racconta Carmen che nella composizione di questo album si è sentita libera come quando ha scritto il suo primissimoDue parole(1996): come allora, ha trascorso del tempo in studio con Roccaforte (che ha prodotto il disco insieme a lei e a Toni Carbone) giocando sui suoi appunti musicalie su questihanno suonato e improvvisato insieme sinché i pezzi non hanno raggiunto una forma che li soddisfacesse per registrare infine quelle versioni. Avere Toni Carbone come fonico ha caratterizzato il disco con un suono tutto analogico, con muri di amplificatori e valvolari, mentre Pino Pischetolache lo ha missato ha conferito al lavoro la freschezza della sua visione digitale.
Da un punto di vista musicale, la scrittura di Volevo fare la rockstar è particolarmente varia, ricca di spunti e suggestioni diverse. Le armonie sono complesse e raffinate, sino a diventare quasi melodie esse stesse; così pure le chitarre elettriche di Massimo Roccaforte – che hanno comunque un suono molto clean al limite della saturazione valvolare, com’è il caso della suaRickenbacker 12 corde, che suggerisce atmosfere anni Sessanta (Carmen, invece, suona esclusivamente chitarre acustiche). Sono comunque tantissimi gli echi di generi e ambientazioni musicali d’ogni tempo e ogni dove: i riff di basso in stile Motown diSta succedendo, l’ironia di un andamento un po’ Surf in Mago magone, il Bolero anni Trenta e le orchestre anni Cinquanta ricche di legni e strumentini in Le cose di sempre e i suoni caraibici e il mood da folk singer americana in Armonie numeriche.
Il linguaggio musicale è una delle voci che concorrono a raccontare il lavoro di Volevo fare la rockstar, è un’altra chiave di lettura dei testi, uno sguardo rivolto altrove, che illumina altri mondi possibili.
Angela Tangorra