Il presidente russo Vladimir Putin ha visitato il quartier generale del gruppo di truppe Dnepr nella regione di Kherson,
in Ucraina. Qui ha incontrato i militari e “ha ascoltato i rapporti del comandante delle forze aviotrasportate, il colonnello generale Mikhail Teplinsky, il comandante del gruppo di truppe Dnepr, il colonnello generale Oleg Makarevich e altri capi militari “, riferisce il servizio stampa del capo dello Stato russo. Putin ha chiesto ai militari di esprimere la loro opinione sulla situazione militare nelle zone di Kherson e Zaporizhzia: “Non voglio distrarvi dai doveri diretti relativi al comando e al controllo – ha detto – stiamo lavorando in modo professionale, brevemente ma concretamente. È importante per me sentire le opinioni su come si sta sviluppando la situazione, ascoltare, scambiare informazioni”, ha spiegato ancora Putin.
Dopo la base militare nella regione di Kherson, il presidente russo ha visitato il quartier generale della Guardia nazionale “Est” nella Repubblica popolare di Lugansk (Lpr). “Vladimir Putin ha ricevuto rapporti dal colonnello generale Alexander Lapin e da altri alti ufficiali sulla situazione in questa regione”, conferma l’ufficio stampa del Cremlino precisando che si tratta della prima visita di Putin nella Repubblica popolare di Lugansk.
Intanto, dal Giappone, i ministri degli esteri del G7 hanno promesso che i Paesi che forniscono assistenza alla Russia per la guerra in Ucraina pagheranno “un prezzo pesante”. Gli alti diplomatici hanno anche annunciato di voler rafforzare l’applicazione delle sanzioni già prese nei confronti della Russia e considerano “inaccettabile” l’annuncio da parte di Mosca dell’intenzione di inviare armi nucleari alla Bielorussia.
I ministri hanno esortato la Corea del Nord ad “astenersi” da qualsiasi ulteriore test nucleare o lancio di missili balistici altrimenti dovrà affrontare una risposta “robusta”: “Chiediamo alla Corea del Nord di astenersi da ogni nuova azione destabilizzante o provocatoria”, hanno dichiarato promettendo, se necessario, una “risposta internazionale rapida, unita e robusta”.
Infine su Taiwan si oppongono “alle attività di militarizzazione” di Pechino nel mar Cinese meridionale. In particolare hanno spiegato che non vi è alcun cambiamento nelle posizioni di base su Taiwan, comprese le politiche dichiarate
della ‘Unica Cina’”, ma si oppongono “alle attività di militarizzazione” di Pechino nel mar Cinese meridionale. In una
dichiarazione diffusa dopo i due giorni di colloqui della ministeriale a Karuizawa, in Giappone, le parti hanno ribadito
che “non esiste una base legale per le estese rivendicazioni marittime della Cina nel mar Cinese meridionale”, manifestando opposizione “alle attività di militarizzazione della Cina nella regione”.
Stefania Losito
(credits: foto in copertina Cremlino da Wikipedia)