E’ attesa per oggi la richiesta di fiducia del governo al decreto Pa, che contiene le nuove norme che limitano i controlli della Corte dei Conti sulle spese del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Le opposizioni sono divise, con Pd e M5s pronte a dare battaglia alla Camera, e Iv e Azione a sostegno della maggioranza.
Questa mattina, intanto, è stata convocata un’assemblea straordinaria dell’Associazione magistrati della Corte dei conti. All’ordine del giorno la discussione sulle limitazioni delle funzioni della Corte dei conti: controllo concomitante e scudo erariale.
“È importante distinguere fra i controlli in sé e le loro singole tipologie – ha spiegato in un’intervista alla Stampa il presidente dell’Anticorruzione Giuseppe Busia. “Tutti gli organi di garanzia sono parte essenziale dello Stato di diritto, a cui non si può rinunciare – prosegue – non mi pare che la norma con cui il governo elimina il controllo concomitante violi le regole europee”. “Vedo – dice ancora – un cortocircuito mediatico. In questi casi la soluzione non è togliere i controlli, ma disciplinarli in modo chiaro”. “Il ‘controllo concomitante’ – prosegue – dovrebbe essere un ausilio per lo stesso governo. Rinunciarci rientra nelle sue facoltà. L’importante è che restino tutti gli altri controlli, preventivi e successivi. E soprattutto che le procedure avvengano nella massima trasparenza con la digitalizzazione di ogni appalto”.
Intanto domani proseguiranno gli incontri del ministro per le Politiche Comunitarie Raffele Fitto con le Regioni sul Pnrr iniziato nelle scorse settimane. Vedrà i presidenti di Umbria, Marche, Puglia, Val d’Aosta, Molise, Sardegna, Provincia autonoma di Bolzano e Veneto. Il 29 maggio scorso il ministro aveva incontrato 8 governatori ed altri 3 la
settimana precedente. Gli incontri sono da inquadrare nell’ambito del lavoro sul Piano di cui si stanno specificando
e integrando alcuni aspetti.
A proposito di ritardi ed eventuali responsabilità sui soldi non spesi del Pnrr, il sindaco di Bari e presidente Anci Antonio Decaro, in un’intervista a Repubblica, chiarisce: “Se glieli dai, i Comuni i soldi li spendono e spendono bene. Il problema è che arrivano troppo lentamente: il governo deve introdurre un meccanismo automatico per gli anticipi se vuole imprimere una svolta alla spesa”. “È vero che i sindaci possono arrivare a ottenere un anticipo maggiore del 10% – aggiunge – ma bisogna semplificare il meccanismo: ci sono troppi passaggi tra ministeri e Comuni. Se un’opera ha già un progetto esecutivo, allora l’anticipo deve essere automatico per un importo maggiore del 10%, perché le
imprese chiedono subito almeno il 30%. E poi c’è la questione dei pagamenti. La circolare del governo non ha prodotto
significativi risultati. Servono una scadenza e tempi certi per i pagamenti delle rendicontazioni. Si dice che la spesa del Pnrr è in ritardo e poi si paga lentamente la spesa fatta: non è possibile”.
Inoltre, prosegue Decaro, “bisogna estendere la norma sulle semplificazioni, che esiste solo per l’edilizia scolastica.
Se si vogliono ridurre i tempi, non si capisce perché queste semplificazioni non debbano valere per tutte le altre opere:
dagli alloggi popolari ai parchi, dagli impianti per i rifiuti alla rigenerazione urbana”. Della relazione del ministro Fitto
non ha apprezzato “il passaggio dove si scrive che i piccoli Comuni, fino a 10 mila abitanti, potrebbero avere problemi
perché dovrebbero aumentare la spesa del 60%. I dati dicono altro: questi Comuni, tra il 2017 e il 2022, hanno aumentato la propria spesa del 50% e quelli fino a mille abitanti addirittura del 90%”.
Stefania Losito