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Spagna, la domenica di rabbia degli alluvionati contro il re e le autorità. La regina Letizia scoppia in lacrime

Il bilancio delle vittime dell’alluvione che ha colpito la Spagna martedì scorso è salito a 217, la maggior parte nella comunità di Valencia. A Paiporta il re Felipe, la regina Letizia, il premier Sanchez e il presidente della comunità valenciana Mazon sono stati contestati dalla popolazione al grido di: “Assassini” e “Fuori, fuori”. Alcune persone hanno anche lanciato fango verso il re. Distrutti i vetri dell’auto del premier, che è stato colpito anche da un bastone. Bisogna “comprendere la rabbia e la frustrazione” delle persone colpite dalle inondazioni, ha detto il re di Spagna dopo essere
stato costretto dalle proteste a interrompere la sua visita nelle zone alluvionate. La regina di Spagna, dopo aver
ascoltato alcune donne, la loro tragedia, a Piaporta, è scoppiata in lacrime. E’ quanto si vede nei video postati sui social subito dopo la contestazione subita. Sporca nelle mani e in faccia dopo aver ricevuto una palla di fango dai contestatori, Letizia nelle immagini si mette le mani ai capelli, davanti la bocca, con gli occhi sconvolti dai racconti di morte e disperazione. Una donna l’ha avvicinata dicendole ‘Non è per voi, signora’, come a dire che la contestazione non era destinata a lei. Tuttavia, mentre il premier Sanchez e il presidente valenciano Mazon se ne sono andati subito, il monarca e la moglie sono rimasti più a lungo cercando di parlare e ascoltare la rabbia della gente esasperata. Sia la regina, sia Felipe, sporchi di fango, alla fine sono riusciti a interloquire con la folla inferocita. Lo scatto del re, solo, infangato, mentre abbraccia due ragazzi soccorritori, due angeli del fango, è diventata virale sul web.

“Fuera! Fuera!”, le urla rivolte al corteo di autorità che ha percorso a piedi la strada d’accesso alla località devastata, dove si contano 72 vittime finora recuperate. “Mazon dimision!”, Mazon dimitteti!, hanno gridato anche al governatore di Valencia, che la gente non perdona per aver ignorato l’allerta meteo per 12 ore lanciando l’allarme sui cellulari solo alle 20.11 di martedì, a tragedia consumata. La tensione è esplosa. “La gente sta morendo e voi venite adesso!”, ha gridato una donna. “Prendete una pala”, hanno urlato altri, fra lanci di buste colme di fango, bottiglie di plastica e altro. “El presidente del gobierno es un perro”, il presidente del governo è un cane, si è sentito urlare ancora, mentre un uomo ha tentato di colpire Sanchez alle spalle con un bastone. E’ stato allora che le guardie del corpo, delle quali una è risultata ferita alla testa, hanno fatto scattare il protocollo di sicurezza e caricato in tutta fretta il premier sull’auto ufficiale, semidistrutta e con i vetri fracassati a colpi di pale e calci, per evacuarlo.
La sensazione di abbandono è generalizzata, nonostante i 10.000 militari schierati in campo e altrettante forze di sicurezza giunte negli ultimi giorni.
“Esprimo tutta la solidarietà e riconosco l’angoscia e la sofferenza patite dalle popolazioni”, ha detto Sanchez in una
dichiarazione ai cronisti, condannando tuttavia “ogni tipo di violenza” e assicurando che “non distoglierà il governo dal
principale obiettivo che in questo momento è salvare vite, recuperare i cadaveri e impegnarci nella ricostruzione”.

Agenti della Polizia Nazionale e della Guardia Civile hanno identificato diverse persone durante la contestazione. Fonti della polizia spiegano che visionando le immagini dell’insolita sequenza e scansionando i social network, si sta verificando la possibile infiltrazione di individui appartenenti a gruppi ultrà tra le forze dell’ordine. Il vicedirettore operativo (DAO) della Guardia Civile, il tenente generale Manuel Llamas, ha assistito sul posto come Sanchez abbia subito un attacco sia fisico che materiale e che i finestrini dell’auto su cui viaggiava sono stati spaccati. Non e’ escluso che nei prossimi giorni ci siano arresti per quella che si sospetta sia un’azione organizzata da estremisti di destra.

In serata, poi, in un video pubblicato sui social network, Felipe VI ha lanciato un appello affinché alle persone colpite dalle alluvioni “si dia speranza e e si garantisca che lo Stato in tutta la sua pienezza sia presente”.

Il ministro per la Politica territoriale e la Memoria democratica, Ángel Víctor Torres, ha dichiarato che il bilancio delle vittime nella provincia di Valencia è salito a 213, mentre non ha fornito una cifra per il numero di persone disperse,
cinque giorni dopo le inondazioni, con tre morti nelle regioni di Castilla-La Mancha e uno in Andalusia.

Il meteo statale spagnolo ha lanciato l’allarme rosso per la Costa meridionale di Valencia. 

Stefania Losito

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