Adesso che il ministro salentino Raffaele Fitto, neo vicepresidente esecutivo della Commissione europea, ha annunciato che rassegnerà formalmente le dimissioni al presidente della Repubblica Mattarella, e in consiglio dei ministri ha consegnato tre informative che erano sul suo tavolo, tocca pensare alla sua sostituzione nella squadra di Governo. Giorgia Meloni ha già salutato in pubblico, visibilmente commossa, uno dei componenti più fidati della sua squadra, che a malincuore ha indicato per Bruxelles proprio perché non se ne sarebbe voluta privare a Roma. E ora deve pensare ad “affidare in ottime mani” le deleghe di Fitto, come ha detto alla Cabina di regia per il Pnrr.
Intanto, nella maggioranza, le tensioni continuano a tenere banco, con la Lega che insiste sulla Rai e sull’aumento dei tetti pubblicitari per la tv pubblica e Forza Italia che gioisce per lo stop alle norme sulla cybersicurezza. Il decreto giustizia passa in Consiglio dei ministri ma dal testo vengono sfilate all’ultimo le norme cyber, così come il cosiddetto ‘bavaglio’ ai magistrati. Entra invece un potenziamento del braccialetto elettronico e i relativi controlli.
Alla riunione, durata un quarto d’ora, del Cdm, non c’è Matteo Salvini, ma perché, spiegano i suoi, è dovuto rientrare a Milano per un problema di “salute in famiglia”, come conferma anche lo stesso vicepremier in un’intervista in radio Rai.
Su fitto, Meloni ne avrebbe discusso a lungo anche nel pranzo di metà settimana con Sergio Mattarella, prospettandogli le varie opzioni, compresa quella di mantenere integro il portafoglio. Un enigma per la premier già da prima dell’estate, quando ancora doveva essere ufficializzata la candidatura di quello che poi è
diventato vicepresidente esecutivo della Commissione europea. Coesione e Pnrr, in ogni caso, resterebbero insieme, e si fanno i nomi di un altro pugliese, Alfredo Mantovano, sottosegretario alla presidenza del Consiglio e presente alla riunione della cabina di regia sul Pnrr, o dell’attuale capo di gabinetto di Fitto, Ermenegilda Siniscalchi. Agli Affari europei invece si penserebbe a un profilo più “politico”, come quello – si vocifera – del viceministro Edmondo Cirielli e il presidente della commissione Esteri del Senato Giulio Terzi di Sant’Agata. Ma sono soltanto nomi di papabili, non reali ipotesi confutate da fatti.
Stefania Losito