“Costi quel che costi l’isola che non c’è dobbiamo trovarla”. Edoardo Bennato ritorna con un album pieno di energia sin dal titolo, “Pronti a salpare”. Peter Pan è oggi più grande e disincantato e proprio non vuol rassegnarsi. Sono 14 i nuovi brani, un parto durato 5 anni. Qualche titolo: ”Non è bello ciò che è bello”, “Al gran ballo della Leopolda”, “La calunnia è un venticello”, quest’ultimo dedicato a Mia Martini ed Enzo
Tortora. “Certi episodi – dice Bennato ricordando Tortora – sono emblematici di come l’anti Stato è più potente dello Stato”. La Leopolda, l’ex stazione ferroviaria di Firenze dove Renzi raduna i suoi uomini, è una incursione nella politica. “Noi facciamo musica e non trattati di geopolitica – spiega Bennato –
ma penso che nessuno dei due Matteo (Renzi e Salvini)
saranno in grado di risolvere problemi che in Italia ci sono da
sempre”. Eppure le sue non sono mai state e non sono “solo canzonette”. Recentemente è stato visto spesso sui palchi del Movimento 5 Stelle. E’ diventato grillino? “Il vero inizio della mia carriera – ricorda – è stato con i festival di Lotta Continua e Potere Operaio, ma già allora dichiaravo di non appartenere a nessuna bandiera con i miei sfottò a destra, a sinistra e al centro. Con Beppe Grillo suono il blues, perchè il suo vero obiettivo nella vita è fare il blues”. Parla della sua avventura musicale in “’A Napoli 55 è ‘a Musica”. “Io – spiega – continuo a coniugare il blues con il napoletano e in questa canzone racconto la mia storia e il mio viaggio dal Sud al Nord, cercando almeno di conquistare l’attenzione delle segretarie dei padroni della musica”.
L’album è stato anticipato in radio dal singolo “Io vorrei che per te”. “Pronti a salpare”, canzone che da il titolo all’album, ci riporta alla stretta attualità: “Viviamo un’era di grandi trasformazioni e di spostamenti biblici. Centinaia di migliaia di disperati – dice Bennato – cercano vie di scampo alle guerre, alla fame e alla miseria. Sono pronti a salpare, ma tutti quanti noi dovremmo essere pronti a salpare”. Bentornato, Edoardo.
Maurizio Angelillo