E’ atterrato alle 16.20 a Fiumicino l’aereo dell’Aeronautica Militare con 86 persone a bordo, alcuni italiani, numerosi ex collaboratori afghani e i loro familiari, personale della Delegazione dell’Unione europea e Nato. Altri due C130J sono decollati dal Kuwait alla volta di Kabul per imbarcare altre 103 persone che verranno poi trasportate in Italia con un KC 767 dell’Aeronautica Militare. Lo fa sapere il ministero
della Difesa. Sono 1.500 i militari italiani impegnati nell’operazione di evacuazione dei collaboratori afghani da Kabul.”Grazie alle Forze Armate italiane per lo straordinario lavoro e lo sforzo enorme che stanno svolgendo per assicurare il trasporto dei collaboratori afghani e dei loro familiari. Ringrazio gli oltre 1.500 militari italiani impegnati senza sosta in questa importante operazione”, ha commentato il ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha commentato il trasporto umanitario. E’ previsto per domani mattina alle 8 all’aeroporto di Fiumicino l’arrivo del volo con a bordo l’attivista Zahra Ahmadi con i suoi familiari e il personale della Fondazione Veronesi al completo. Intanto sono saliti a 4.500 i soldati Usa presenti all’aeroporto di Kabul ma saliranno a 6000 nei prossimi giorni. Intanto circa 5.000 tra diplomatici, staff della sicurezza, collaboratori e afghani sono stati evacuati nelle ultime 24 ore.
Intanto, all’aeroporto di Kabul, almeno 17 persone sono rimaste ferite nella calca, dopo che da giorni migliaia di afgani si affollano nella speranza di lasciare il Paese.
Sarebbero 35 i morti durante le proteste contro i talebani a Jalalabad, secondo quanto riporta Sky TG24, che cita una testimonianza esclusiva. I cittadini hanno manifestato contro l’abolizione della bandiera nazionale afghana, sostituita ovunque dai talebani vittoriosi con la loro.”Oggi il popolo che abita nella provincia afgana chiamata Nangarhar è uscito in strada con le vecchie bandiere dell’Afghanistan. Per fermarli, i talebani hanno sparato e ammazzato trentacinque persone”, racconta il testimone. Tra i disordini anche la distruzione da parte dei talebani della statua dedicata ad Abdul Azi Mazari, leader sciita ucciso nel 1995 dai gruppi islamici. Già venticinque anni fa avevano distrutto due statue di Buddha, patrimonio Unesco, a Bamiyan.
E in un’intervista alla Reuter il leader talebano Waheedullah Hashimi ha confermato che non ci sarà alcuna democrazia, “seguiremo la Shari’a”. Per Hashimi, “non ci sarà affatto un sistema democratico perché non ha alcuna base nel nostro Paese”. “Non discuteremo di quale sistema politico adottare perché è chiaro, seguiremo la Shari’a e basta”, ha detto il leader.
Stefania Losito