E’ durata due minuti l’udienza che ha deciso l’ennesimo rinvio del processo che vede Patrick Zaki, lo studente dell’università di Bologna a Mansoura, accusato di diffusione di notizie false. A dicembre saranno 22 i mesi di detenzione. Il giovane attivista egiziano, 20 anni, è in carcere dal febbraio 2019. E’ arrivato alla sua seconda udienza in tribunale in manette ed è stato portato nella cella degli imputati. Il giudice si è ritirato per decidere sulla richiesta di rinvio da parte del legale di Zaki per poter studiare gli atti, dal momento che finora non è stato possibile se non in cancelleria. Poi la decisione: tutto rimandato al prossimo 7 dicembre. e Zaki non ha preso neppure la parola, come la volta precedente aveva fatto. Per Amnesty Italia si tratta di un rinvio che “sa di punizione”, e saranno trascorsi, dice il portavoce Riccardo Noury, “ventidue mesi di crudeltà nonostante la sua resistenza”. Patrick era vestito di bianco, il colore degli imputati nei processi, portava la barba e gli occhiali, e i capelli raccolti in una coda.
Zaki rischia una condanna fino a cinque anni oltre al pagamento di una multa. per l’accusa, avrebbe diffuso notizie false attraverso un articolo in cui analizzava abusi subiti dalla minoranza degli egiziani di religione copta, che così sarebbero state diffuse anche in altri Paesi. Tra i capi d’accusa, quelli di propaganda sovversiva e terroristica legati anche a post pubblicati su facebook (presunti), ma di cui i suoi legali non hanno mai trovato traccia. e ora il rinvio è stato chiesto proprio dalla difesa per accedere agli atti, mai forniti loro.
Intanto, a Bruxelles, quaranta eurodeputati hanno chiesto alla presidente della Commissione europea Von der Leyen di salvaguardare i diritti dello studente.
Stefania Losito