La figlia di Paolo Villaggio racconta il suo papà in un libro: “Papà era diverso dal personaggio, ma avevano la stessa tenacia”
“Per tutti era il personaggio famoso, l’attore, il comico, lo scrittore, ma soprattutto Fantozzi che anche i bambini sanno chi e’. Per me è sempre stato e rimane mio padre”. Così recita la quarta di copertina del nuovo libro della figlia di Paolo Villaggio, Elisabetta, dal titolo “Fantozzi dietro le quinte. Oltre l a maschera. La vita (vera) di Paolo Villaggio”.
Il libro sarà disponibile dal 30 settembre edito da Baldini+Castoldi è un “memoir privato e un racconto corale”, come lo definisce la stessa autrice, sulla vita di Paolo Villaggio, raccontato prima come padre e poi come interprete di uno dei più celebri personaggi della commedia italiana, il ragionier Ugo Fantozzi.
Elisabetta ricorda vita e carriera del papà, dall’infanzia a Genova alle sere d’estate a Boccadasse, dall’amore vero incontrato a vent’anni, senza dimenticare la gavetta romana – che cominciò in uno scantinato umido a Trastevere e culminò con Federico Fellini. Nel libro grande spazio per l’amicizia con Fabrizio De Andrè, l’ansia congenita e il cibo come sfogo, poi il ritiro e la malattia.
“Questa è la storia di uno che la felicità l’ha quasi perseguitata e che, quando se n’eè andato, l’ha fatto tra gli applausi. Tra novantadue minuti di applausi, s’intende”, si legge nella quarta di copertina. Il libro è pieno di curiosità narrate tra aneddoti pubblici e privati di Villaggio padre, attore ed è accompagnato da alcune foto, come quella in compagnia di Mike Tyson o quella delle vacanze insieme con la moglie.
“Mio padre era molto diverso dal personaggio che ha inventato – spiega Elisabetta Villaggio – Fantozzi era il tipico sfigato con un lavoro noioso e che non amava mentre mio padre nel campo lavorativo era più che realizzato. Tuttavia aveva alcune caratteristiche di Fantozzi: era totalmente incapace di manualità. Non era in grado di mettere un chiodo nel muro, non capiva nulla di tecnologia o di motori. Credo che non abbia mai cambiato una ruota bucata e comunque non ne sarebbe stato in grado. Era affascinato dal computer ma non riusciva neanche ad avvicinarcisi e anche prima scriveva solo a mano perchè non sapeva usare la macchina da scrivere. Inoltre prima di usare i suoi “camicioni” anche lui ogni tanto si metteva i pantaloni ascellari. Però aveva anche in comune con Fantozzi la tenacia: entrambi non mollavano mai la presa, entrambi non si davano mai per sconfitti”.
Angela Tangorra