Una scelta inopportuna (ma non illecita) a danno dei più fragili. E’ la motivazione con cui la Procura di Bari ha chiesto l’archiviazione per 48 dei 64 “furbetti” dei vaccini anti-Covid. Tra gli indagati, per i quali è emersa l’infondatezza delle accuse di false dichiarazioni sulla identità, truffa aggravata ai danni del Sistema sanitario nazionale e falso ideologico, ci sono gli imprenditori baresi Domenico e Luigi De Bartolomeo, il primo ex presidente di Confindustria Puglia, e l’ex consigliere regionale Nicola Canonico. Sono stati vaccinati a gennaio 2021, quando le somministrazioni erano riservate al personale sanitario. Sulla posizione del sindaco di Noicattaro appena rieletto, Raimondo Innamorato, invece, si continuerà a indagare. Dalle indagini è emerso che tutti sono stati contattati dalla Asl barese o da associazioni di categoria per sottoporsi al vaccino, sulla base di una interpretazione delle circolari regionali che ha consentito di estendere la vaccinazione anche a persone in contatto con gli ambienti sanitari, per esempio gli imprenditori le cui imprese lavoravano alla manutenzione di reparti ospedalieri (è il caso dei De Bartolomeo). Nella richiesta di archiviazione della Procura barese, però, c’è anche un rimprovero alla Regione: l’iter seguito con le circolari non appare del tutto coerente.
Innamorato, che aveva già spiegato la vicenda quando scoppiò la polemica mediatica e politica sulla sua vaccinazione “fuori elenco”, il 6 gennaio 2021. Aveva spiegato ai magistrati di essere stato contattato dalla Asl perché nell’hub vaccinale era “avanzata una dose che sarebbe stata buttata”.
L’inchiesta, dopo gli accertamenti sulla ‘fase 1’ della campagna vaccinale, si è estesa ai mesi successivi a gennaio e, soprattutto, ai weekend nei quali le somministrazioni sono state aperte ai caregiver di anziani e pazienti fragili. Su questi aspetti le verifiche dei carabinieri del Nas continuano.
Stefania Losito