“Chiusure e nazionalismi, la storia lo insegna, portano a conseguenze disastrose”. Lo ha detto Papa Francesco che oggi a Lesbo ha fatto visita ai rifugiati del ‘Reception and Identification Centre’ di Mavrovouni.
“È un’illusione – ha detto il Pontefice- pensare che basti salvaguardare se stessi, difendendosi dai più deboli che bussano alla porta. Il futuro ci metterà ancora più a contatto gli uni con gli altri. Per volgerlo al bene non servono azioni unilaterali, ma politiche di ampio respiro”. E ha proseguito: “Non si voltino le spalle alla realtà, finisca il continuo rimbalzo di responsabilità, non si deleghi sempre ad altri la questione migratoria, come se a nessuno importasse e fosse solo un inutile peso”.
Un messaggio forte quello del Papa che ha sottolineato come la migrazione sia “un problema del mondo, una crisi umanitaria che riguarda tutti”.
“La pandemia – ha affermato – ci ha colpiti globalmente, ci ha fatti sentire tutti sulla stessa barca, ci ha fatto provare che cosa significa avere le stesse paure. Ma mentre si stanno faticosamente portando avanti le vaccinazioni a livello planetario e qualcosa, pur tra molti ritardi e incertezze, sembra muoversi nella lotta ai cambiamenti climatici, tutto sembra latitare terribilmente per quanto riguarda le migrazioni”.
Il Papa ha definito il Mediterraneo “uno specchio di morte”. “Non lasciamo – ha detto – che il ‘mare nostrum’ si tramuti in un desolante ‘mare mortuum’, che questo luogo di incontro diventi teatro di scontro! Non permettiamo che questo ‘mare dei ricordi’ si trasformi nel ‘mare della dimenticanza’. Vi prego, fermiamo questo naufragio di civiltà”.
Michela Lopez