Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe: “Tutte le misure messe in campo finora sono pannicelli caldi che non riescono a rallentare la circolazione del virus”
“Mi auguro un picco di contagi entro il mese di gennaio. Da come sale, la curva non lascia fare previsioni certe -Massimo Galli, docente di malattie infettive all’Università Statale di Milano, intervistato su Rai Tre – Sicuramente per un giorno o due avremo meno tamponi e, in percentuale, più contagiati, perché in questi giorni di festa li fa solo chi ha sintomi o contatti diretti con positivi, ma cambia poco, perché tampone o non tampone, la diffusione è un dato di fatto. Realisticamente mi aspetto ancora una crescita per diversi giorni e questo credo imponga prudenza”.
“Abbiamo una fetta di popolazione che ha avuto il Covid ma Omicron sembra bucare l’immunità dei guariti. Ne ho viste diverse di persone già infettate con il virus, che hanno contratto la nuova variante, cosa che con altre varianti avveniva molto raramente: precedentemente avevamo 2-3 casi su 1000 di reinfezione, con Omicron è più frequente, anche se i guariti in genere mostrano una risposta articolata all’infezione che viene ulteriormente aumentata dal vaccino”.
“Questo virus – ha concluso Galli – dove porta non lo so. Se portasse al raffreddore andrebbe benone, ma non ne sono sicuro, basti pensare a quanto accaduto in Brasile, dove la grande diffusione dello scorso anno, portò alla nascita di una nuova variante”.
Al crescere dei nuovi casi di Covid con la variante Omicron “non corrisponde un parallelo incremento dei ricoveri”, ma “con questo tasso di crescita dei casi rischiamo comunque di intasare gli ospedali perché si può arrivare a 2 milioni di positivi”. Cosi’ Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe. “Tutte le misure messe in campo finora –
afferma – sono una sommatoria di pannicelli caldi che non riescono a rallentare la circolazione del virus. Serve più smart working per contribuire a rallentare la circolazione”.
Intanto sono già 135mila gli infermieri contagiati dall’inizio della pandemia. E in appena un mese c’è stato un aumento esponenziale del 210% degli operatori sanitari contagiati (di questi l’82% sono infermieri). L’allarme è della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi).
Stefania Losito