Non c’è una risposta chiara e univoca degli scienziati sull’origine delle epatiti acute che hanno colpito 190 bambini nel mondo. L’Iss (Istituto superiore della Sanità, ndr) ritiene però “improbabile” l’ipotesi dell’adenovirus che negli ultimi giorni si era rafforzata dopo le dichiarazione dell’Oms di sabato scorso. “La sola cosa che possiamo dire è che l’impatto” delle epatiti pediatriche “è grave, visto il numero di bambini” che sviluppano “malattia severa e che alcuni di questi addirittura richiedono trapianto di fegato”, ha detto la direttrice dell’Ecdc, Andrea Ammon, in una conferenza stampa. “Pubblicheremo una valutazione del rischio rapida probabilmente giovedì che riassumerà tutto quello che sappiamo, che non è molto, le indagini e le ricerche sono in corso e ci sono molte incognite, ma sarà un documento che possiamo aggiornare periodicamente con le informazioni che arrivano”, ha aggiunto.
Tre le ipotesi più accreditate, la prima era appunto quella sulla responsabilità di questa famiglia di virus che può causare il comune raffreddore, giudicata poco credibile dall’Istituto legato al ministero della Salute.
“Un tipo di adenovirus, in particolare – ha spiegato anche l’Ecdc, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie – causa comunemente gastroenterite acuta e sono stati segnalati casi di epatite in bambini immunocompromessi, ma mai in precedenza in bambini sani”, come erano quelli colpiti in queste settimane. “L’adenovirus – precisa l’Iss – normalmente non è associato a malattie epatiche. In ogni caso l’adenovirus contenuto nei vaccini a vettore adenovirale anti Sars-Cov-2 utilizzati in alcuni Paesi (in Italia AstraZeneca e Janssen), è geneticamente modificato in modo da non replicare nelle cellule del nostro organismo”.
La seconda ipotesi è quella di un adenovirus mutato e a questa si aggiunge la terza su un’azione tandem di un adenovirus assieme ad un altro virus, come il SarsCoV2.
Nessuna responsabilità dei vaccini anti-covid, come anche paventato, poiché i bambini colpiti da epatite acuta in Gran Bretagna, come quelli in Italia, non erano vaccinati.
La quarta ipotesi messa in campo da una parte degli esperti è quella dell’immunità ridotta a causa dei diminuiti contatti sociali durante la pandemia potrebbe avere contribuito a rendere i bambini più vulnerabili ma al momento questa quarta tesi non convince molti.
In Italia i Pediatri di Famiglia hanno attivato una rete di sorveglianza sul territorio nazionale per segnale e valutare ogni caso sospetto, ha annunciato Antonio D’Avino, presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri Fimp, che ha incontrato il ministro della Salute Roberto Speranza. Una decina i casi che sono stati registrati in Italia, con tre confermati.
Il sottosegretario ha invitato i genitori “a non allarmarsi al primo segno e rivolgersi al medico, perché i sintomi iniziali sono simili a quelli di un’influenza gastrointestinale, ‘molto comune in età pediatrica’”. Il sintomo più evidente delle epatiti “è l’ittero o colorazione giallognola della pelle e delle sclere. Altri sintomi gastrointestinali con cui si presenta, come nausea, vomito e febbre, sono abbastanza frequenti nei bambini, ma in genere in 48 ore passano”.
Nel Lazio e’ stato registrato un secondo caso: una bambina di 8 mesi ricoverata ed ora fuori pericolo. Mentre sta bene, è stato dimesso dopo 14 giorni e sono in corso gli esami di genomica molecolare allo Spallanzani per un bimbo che era stato ricoverato a fine marzo all’ospedale Goretti di Latina e che potrebbe rappresenta il primo caso probabilmente verificatosi in Italia. Un’altra bambina di 3 anni a Modena è stata dimessa.
Stefania Losito