L’Ucraina mette a segno un altro importante colpo in Crimea, a una settimana dall’attacco che aveva distrutto una decina di aerei russi in una base militare. Stavolta gli ucraini hanno preso di mira un deposito di armi nel nord della penisola annessa da Mosca, provocando diverse esplosioni, in quello che i russi hanno definito un “sabotaggio”. Un pessimo segnale per Vladimir Putin, che considera la Crimea una terra sacra: lo zar è tornato a scagliarsi contro gli Stati Uniti, principali sponsor di Kiev, accusandoli di volere una guerra lunga e di utilizzare gli ucraini “come carne da cannone”. Mentre il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha ottenuto un successo anche sul fronte diplomatico. Giovedì a Leopoli riceverà il leader turco Recep Tayyp Erdogan ed il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres.
La situazione del conflitto sul fronte sud resta incandescente intorno alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, dove Mosca e Kiev da giorni si scambiano accuse per una serie di raid che hanno sfiorato l’impianto. Della questione hanno discusso Emmanuel Macron e Volodymyr Zelensky, ed il presidente francese ha chiesto ai russi di abbandonare l’area che controllano da marzo.
Le autorità filorusse che controllano Zaporizhzhia hanno accusato gli ucraini di aver attaccato la centrale nucleare con armi pesanti, con l’obiettivo di colpire l’impianto di raffreddamento. Lo riferisce la Tass, affermando che le forze di Kiev hanno sparato “decine di colpi con armi pesanti”, che potrebbero provocare un “disastro peggiore di Chernobyl”. “Il reattore della centrale nucleare di Zaporozhzhia deve essere raffreddato” ha detto in un’intervista Vladimir Rogov, membro del consiglio dell’amministrazione militare-civile della regione ucraina controllata dai russi. La versione di Kiev è opposta: sono i russi a sparare verso le postazioni ucraine dalla centrale di Zaporizhzhia, utilizzandola come scudo.
Michela Lopez