Il premier lodato da Biden e Kissinger
Dialogo ma niente ambiguità, perché “le autocrazie prosperano davanti alle esitazioni”. È la ricetta che Mario Draghi ha ripetuto a New York alla platea della 57ma edizione dell’Annual Awards Dinner della ‘Appeal of Conscience Foundation’, la fondazione che gli conferisce il premio World Statesman (statista dell’anno), che prima di lui hanno ricevuto diversi capi di Stato e di governo, da Gorbachev ad Angela Merkel fino a Shinzo Abe. Joe Biden, in un messaggio alla fondazione, ringrazia il premier per la sua “leadership” e per la “voce potente” che ha avuto nella promozione dei diritti umani. E ancora più lusinghiere sono le parole della laudatio di Henry Kissinger: “Il suo coraggio e la sua visione faranno sì che resterà con noi a lungo”, dice l’ex segretario di Stato americano mentre Draghi fa con la mano il gesto di frenare.
Davanti al rischio di una nuova Guerra Fredda, di una nuova “polarizzazione” innescata dalla guerra della Russia contro l’Ucraina, scandisce il premier, “sarà il modo in cui trattiamo con le autocrazie che definirà la nostra capacità di plasmare il futuro”. “Servono quindi – sintetizza – franchezza, coerenza e impegno”. Per Draghi bisogna essere “chiari ed espliciti sui valori fondanti delle nostre società”, come la fede nella democrazia e nello Stato di diritto, il rispetto dei diritti umani, la solidarietà globale. Ideali che dovrebbero “guidare la nostra politica estera in modo chiaro e prevedibile”. Bisogna essere pronti a “collaborare anche con i governi autoritari ma senza compromettere i nostri valori fondamentali”.
Vale prima di tutto per la crisi ucraina: Ue, Usa e tutto l’occidente si sono mostrati “fermi e uniti” nel sostegno a Kiev il cui “eroismo” è un potente promemoria di ciò per cui lottiamo, di ciò che stiamo per perdere”. Nonostante la “tristezza” di questi tempi, Draghi si professa comunque ottimista: che la Russia possa “tornare alle norme che ha sottoscritto nel 1945” e che l’Ucraina possa trovare quella “pace” che non bisogna smettere di cercare.
“Solo la cooperazione globale – ha concluso il premier – può aiutare a risolvere i problemi globali, dalla pandemia ai cambiamenti climatici”.
Michela Lopez