Noto imprenditore milanese si spacciava per Alto Commissario per l’emergenza Covid
Va a un colloquio di lavoro, accetta un caffè e perde i sensi. Al risveglio era a casa con i vestiti del giorno prima senza ricordarsi nulla. I carabinieri della Compagnia Milano Porta Monforte hanno arrestato Antonio Di Fazio, imprenditore farmaceutico di 50 anni, molto noto nel capoluogo lombardo, per violenza sessuale aggravata, sequestro di persona e lesioni personali aggravate.n Amante della bella vita e di auto lussuose e ritenuto un millantatore, sulla scorta di un contratto di forniture di mascherine alla Regione si spacciava come Alto commissario per l’emergenza Covid.
Le indagini sono partite dalla denuncia della studentessa universitaria di 21 anni che aveva raccontato di essere stata invitata ad un incontro per uno stage e di aver perso i sensi dopo aver bevuto un caffè. Si era risvegliata a casa stordita e con addosso i vestiti indossati la sera precedente.
Il Dipartimento “Tutela della famiglia, dei minori e di altri soggetti deboli” della Procura di Milano ha diretto le indagini che hanno scoperto, durante una perquisizione in casa dell’uomo, nascoste in una nicchia della cucina, due confezioni dell’ansiolitico Bromazepram. I carabinieri hanno accertato, grazie all’analisi dei tabulati telefonici, delle immagini estrapolate dagli impianti di videosorveglianza e dei dati gps registrati dallo smartwatch della ragazza e con accertamenti su vari telefoni e computer utilizzati dall’imprenditore, che l’uomo, lo scorso 26 marzo, dopo aver invitato la vittima a una finta riunione di lavoro, le aveva somministrato, mescolandola con un caffè e un succo d’arancia, un’elevata dose di benzodiazepine, provocandole un’intossicazione con avvelenamento.
L’obiettivo, secondo gli investigatori, sarebbe stato quello di privarla della libertà personale, “trattenendola presso la propria abitazione contro la sua volontà fino al mattino seguente, porla in uno stato di incapacità di volere e di agire per abusarne e fotografarla”. Il presunto avvelenatore, preoccupato dalle perquisizioni e conscio delle indagini, aveva anche provato a crearsi degli alibi con la complicità di parenti e amici, oltre ad accusare la ragazza di volerlo ricattare per ottenere danaro.
Per gli investigatori si tratterebbe di un violentatore seriale, nella casa sono stati trovati indizi di altre violenze ai danni di ragazze altrettanto giovani. L’appello degli inquirenti: “Denunciate”.
Stefania Losito