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Cuoco originario della Basilicata a Kiev: “Per ora resto qui. La tensione si sente, molti stanno lasciando il Paese”

Michele Lacentra da 6 anni vive in Ucraina, ora al centro della tensione internazionale per rischio invasione russa 

“Al momento a Kiev si vive in modo tranquillo anche se la tensione c’è e si sente”. Sono le parole di Michele Lacentra, 53 anni, cuoco, originario di Maschito in provincia di Potenza. Da sei anni si è trasferito nella capitale dell’Ucraina dove ha scelto di seguire l’amore e la passione per il suo lavoro di chef. Ora Michele lavora in centro, in un piccolo ristorante, gestito da due siciliani, ed è qui che lo raggiungiamo mentre è alle prese con i preparativi per la cena di San Valentino.

“C’è gente, tra questi diversi italiani, che stanno lasciando il Paese – dice Michele Lacentra -anche perché i voli stanno diminuendo. Altri si stanno trasferendo nei paesi vicini ai confini con la Polonia e l’Ungheria. Dall’Italia e dalla Basilicata mi hanno chiamato i miei fratelli e mia mamma, dicendo che è pericoloso, ma per adesso non penso di tornare”. 

Nelle ultime settimane la tensione ai confini con la Russia è alle stelle. Con gli Stati Uniti che sperano di scongiurare il rischio di invasione russa e l’Ucraina al centro di una crisi geopolitica sempre più alta. 

“Noi siamo in mezzo -continua il cuoco- l’Ucraina è una terra di confine. I russi non vogliono gli americani alle porte, non vogliono la NATO, di contro l’Ucraina vuole ‘staccarsi’, vuole essere più ‘europea’ anche se lo è già. Quindi questi due mondi si scontrano”. 

Risale al 2014 la rivoluzione di Maidan (città dell’Ucraina) culminata con la cacciata dell’allora presidente, Viktor Janukovycč. “Forse per questo – dice ancora Michele – gli ucraini sono i più tranquilli, la vivono con più fatalismo. Sanno che potrebbe accadere qualcosa con la Russia, lo sanno da molti anni, da quando si sono separati dall’Unione sovietica. Tanti non ci credono, altri magari ci sperano perché vogliono una specie di rivincita”.

Una tensione dunque che è avvertita, poi c’è la corsa alle armi. “Beh sì -ammette- oggi nel nostro locale sono stati ospiti dei giornalisti e un fotoreporter italiani  che venivano via dalle zone di confine dove ancora si spara e si combatte. Perché, anche se sporadicamente, non si è mai smesso di combattere”. 

Anna Piscopo 

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