Lo zio paterno: il bimbo tenuto prigioniero come nelle carceri di Hamas
Sul presunto sequestro del piccolo Eitan, l’unico sopravvissuto alla tragedia della funivia del Mottarone del maggio scorso, la Procura di Pavia sta indagando anche su Etty Peleg, nonna materna ed ex moglie di Shmuel Peleg, il nonno del bambino di sei anni, accusato di averlo portato in Israele senza autorizzazione con un jet privato venerdì scorso. La nonna materna sarebbe stata in Italia assieme all’ex marito almeno nei giorni precedenti al presunto rapimento. Potrebbe, quindi, aver aiutato Shmuel Peleg a portare il piccolo in Israele.
A lanciare i primi sospetti sulla donna è stato il marito della zia paterna Aya Biran, tutrice legale del bambino. Lo zio, Or Nirko, in pratica, ha accusato Etty Peleg di complicità, nonostante, a quanto pare, la donna avrebbe lasciato l’Italia prima del giorno del presunto rapimento. La stessa Aya, tra l’altro, aveva raccontato che il nonno, quando è arrivato a prendere Eitan per la visita che gli era stata concessa, aveva parcheggiato lontano dall’abitazione e, dunque, non è chiaro se nell’auto ci fossero altre persone ad attenderlo.
Sempre lo zio paterno di Eitan, Or Nirko, in un’intervista televisiva, ha detto che “la famiglia Peleg trattiene Eitan come i soldati dell’esercito israeliano sono tenuti prigionieri nelle carceri di Hamas”.
Inoltre, ha aggiunto sempre in tv, si rifiutano di dire dove si trova il bambino e che lo avrebbero nascosto “in un buco”. Nirko è convinto che Eitan non sia nell’ospedale di Tel-Aviv dove dovrebbe essere stando ad alcune voci. “È andato mio fratello a controllare, ma Eitan non c’è” ha raccontato lo zio.
Nirko ha quindi detto che lui e la moglie Aya non sono rimasti sorpresi dagli sviluppi della vicenda. “Temevamo – ha aggiunto – che sarebbe successo. Malgrado i nostri avvertimenti, il Tribunale ha consentito alla famiglia Peleg di proseguire le visite e questo è quanto è avvenuto. Nel momento in cui si è presentata l’occasione hanno rapito il bambino”.
Lo zio ha ricordato che Eitan ha vissuto praticamente tutta la sua vita in Italia, non ha mai vissuto in Israele e non ha amici lì. “Se davvero avessimo voluto allontanarlo dai Peleg – ha proseguito Nirko – non ci sarebbero state quelle visite e proprio perché quelle visite erano così lunghe che hanno potuto fare il rapimento”. Un sequestro che, secondo Nirko, il nonno del piccolo non avrebbe potuto organizzare da solo. “Ha avuto un grande aiuto – ha detto. – Non abbiamo prove ma c’è un’indagine della polizia”.
Eitan “sta bene”, fanno sapere i legali della famiglia materna rispondendo alle accuse dello zio Nirko.
Gianvito Magistà