Non intende fare la campagna elettorale parlando di nomi, premier e ministri, ma la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, chiarisce: “Le regole si conoscono nel centro-destra. Il partito che prende piu’ voti in una coalizione propone il nome di chi vorrebbe fosse indicato premier. Poi spetta al presidente della Repubblica”. E va dritta al punto: “Il nome sono io, perché non dovrebbe esserlo? – spiega – la cosa che non capisco è: perché la Meloni no? Io penso che chi voti Fratelli d’Italia voti in quest’ottica”.
Intanto, nel centrosinistra, il dietrofront del leader di Azione, Carlo Calenda, dalla coalizione guidata dal segretario dem Enrico Letta, provoca una bufera di reazioni. “E’ una delle decisioni più sofferte” spiega il leader di Azione, motivando lo strappo con gli accordi stretti dal Pd con SI, Verdi, Di Maio e Tabacci. Un’ammucchiata, ribadisce. Ma il Pd ricorda che “lui sapeva bene che ci sarebbero state intese anche con loro tanto che aveva chiesto che Fratoianni e Bonelli non fossero candidati all’uninominale”. Richiesta peraltro “accolta”. Letta comunque va avanti, mentre Calenda valuta se fare un terzo polo con Renzi, per il quale sarebbe una ‘grande opportunità’. Oggi la direzione di +Europa. Bonino: “Noi fedeli al patto con il Pd, non e’ serio cambiare opinione ogni 3 giorni”.
Stefania Losito