Ultimo metro nella corsa ai candidati alle Europee. Il leader di Iv, Matteo Renzi, deciderà nelle prossime ore. L’ultima polemica invece è per la mossa della presidente del consiglio Giorgia Meloni: non perché si è candidata come capolista in tutte le circoscrizioni, ma perché ha chiesto agli elettori di votarla scrivendo sulla scheda semplicemente: Giorgia. “Con Giorgia – è stato l’attacco del presidente del M5s, Giuseppe Conte – l’Italia cambia l’Europa…in peggio”. La “quasi” diretta sfidante della premier sarà la segretaria del Pd Elly Schlein, in corsa come capolista al Centro e nelle Isole.
E’ atteso il confronto tv fra le due leader: “I nostri staff stanno lavorando – ha detto la segretaria – ci sono dei contatti, spero che si farà”. Nel frattempo, il botta e risposta è a distanza. “Sotto l’annuncio del nome – ha detto Schlein – non c’è un programma politico né una visione di Europa. È al governo ma fuori dalla realtà. Sotto il nome niente”. Sulle schede, per Schlein ci sarà una formula analoga a quella di Meloni: “Giorgia Meloni detta Giorgia” per la premier, “Elena Ethel Schlein della Elly” per la segretaria Pd. La scelta di Meloni è tattica, quella di Schlein è tecnica. “Io faccio sempre le campagne dicendo si scrive Schlein. Porto il nome delle mie nonne, per non fare un torto a nessuna mi hanno sempre chiamata col soprannome Elly – ha detto – Io farò una campagna non chiedendo il voto per me, ma per il Pd”. Nei giorni scorsi, la segretaria dem ha dovuto fare i conti anche con le critiche di Romano Prodi, contrario alla scelta di chi si candida per Bruxelles ma poi resta a Roma. “Io Prodi lo ascolto sempre – ha detto Schlein – Però credo che sia meglio essere francamente non d’accordo che fingere e poi pugnalare alle spalle”. Vannacci, candidato della Lega, domani protagonista alla presentazione del libro di Salvini, replica: “Per me scrivete solo ‘generale’…”.
Fra i leader, in campo ci sono già anche Antonio Tajani, vicepremier e segretario di Forza Italia, e il segretario di
Azione Carlo Calenda, che ha annunciato la corsa, pur fra mille perplessità: “Non posso lasciare i miei candidati sprovvisti della spinta di una leadership, quando tutti gli altri si candidano, addirittura la presidente del Consiglio”. Per Azione correrà anche Marcello Pittella, fresco di voto alle regionali in Basilicata, dove ha fatto il pieno di preferenze. Non ci sarà il vicepremier e segretario della Lega Matteo Salvini.
La scadenza delle liste coincide con quella della raccolta firme necessarie a presentare i simboli: ne servono 75 mila. E’
corsa per movimenti più piccoli o nuovi, come quelli guidati da Michele Santoro o da Marco Rizzo. Anche se, dopo un incontro di Rizzo con lo staff di Meloni, da Palazzo Chigi è filtrata una nota che può far pensare a una apertura: “Rizzo – è stato spiegato – ha fatto notare che la proposta di dimezzare le firme attualmente richieste a quota 37.500 porterebbe le sottoscrizioni necessarie ad un numero più elevato di quello fissato” alle “ultime elezioni politiche che era di 36.000. Palazzo Chigi ha assicurato che valuterà senza alcuna preclusione la richiesta avanzata”.
Stefania Losito