Nuovi particolari dell’inchiesta
“Le dimissioni dall’ordine giudiziario dal 25 maggio 2020, rendono palese la mancanza di esigenze cautelari necessarie per giustificare nei confronti del dottor Capristo l’obbligo di dimora nel comune di residenza. Sarà dimostrato che ha sempre agito correttamente e in piena conformità al suo ruolo di Procuratore”. Ad affermarlo sono i legali di Carlo Maria Capristo, ex procuratore di Taranto e Trani, accusato di aver avanzato presunti favori illeciti relativi a procedimenti che riguardavano l’ex Ilva di Taranto, in cambio di raccomandazioni per ottenere ruoli di prestigio al Csm.
Intanto si aggiunge un nuovo tassello all’inchiesta della Procura di Potenza: nel 2015 per un soffio Carlo Maria Capristo non fu nominato procuratore generale di Bari. Ricevette gli stessi voti di Anna Maria Tosto, infine nominata perché entrata in magistratura prima di lui, nel 1979. I magistrati di Potenza sono convinti che nacque proprio con la presentazione della domanda per la procura generale di Bari da parte di Capristo “l’accordo corruttivo” tra lui e l’avvocato Piero Amara (già coinvolto nel filone d’inchiesta milanese sul falso complotto Eni): il legale, secondo l’accusa, era pronto a raccomandare il suo amico magistrato ad alcuni consiglieri del Csm. Un anno dopo, Capristo riuscì invece a tagliare il traguardo nella sfida per la nomina a procuratore di Taranto, su cui, sempre secondo i pm di Potenza, avrebbe cercato di influire ancora una volta Amara.
Michela Lopez