Una domenica bestiale, è proprio il caso di dire. Un farmacista 47enne di Gravina in Puglia, sportivo per passione, il primo maggio era in kayak con il suo amico Dino, quando, nelle acque di Castellaneta Marina, nel Tarantino, è successo “l’incubo peggiore”: un incontro faccia a faccia con uno squalo. Tre metri e 150 chili, forse uno squalo toro. “Arrivati ai primi lidi di Castellaneta Marina a circa 70 metri dalla costa(4 metri di profondità), a circa 10 metri di fronte a noi, abbiamo intravisto una grossa sagoma immobile che galleggiava – racconta su Facebook il farmacista – andavamo a velocità moderata con il mezzo e mentre ci avvicinavamo sempre più, ci siamo accorti che era un grosso squalo. La bestia non ci ha dato il tempo di riflettere e ci ha attaccato con tutto il suo impeto e la sua ferocia cercando di addentare lateralmente sulla sinistra lo scafo del mio kayak(ci sono ancora i graffi dei suoi denti sulla fiancata del mio mezzo)”. “In quel frangente – prosegue Giuseppe – il mio amico terrorizzato da dietro ha visto tutta la scena. Io con lucidità e freddezza ho contrastato vigorosamente con la mia pagaia l’attacco dello squalo che ha tentato un paio di volte di farmi cadere dal mezzo, prima lateralmente e poi passando di sotto e scuotendo il kayak. A questo punto vi lascio immaginare il fragore dell’assalto e la violenza dell’impatto. In questo marasma di schiuma e rumore è volato il mio cellulare in acqua dalla staffa a causa di una mia botta forte con la pagaia”. “Il mostro marino – racconta ancora Lorusso – dopo aver preso diverse pagaiate in testa dal sottoscritto ha desistito e dapprima ha girato intorno e poi si è inabissato. Lo squalo in questione è senza ombra di dubbio uno squalo toro, tra gli squali italiani più grossi e più aggressivi. È uno squalo che solitamente non attacca l’uomo ma se provocato ed affamato non disdegna affatto. Premetto che io in quanto umano non sono una preda ambita degli squali ed in generale rispetto tutti gli animali e gli ecosistemi in generale. Mi considero un ospite in mare e non farei mai del male agli squali che sono all’apice della catena alimentare e quindi come tali fondamentali per la salute dei mari. Il mio non vuole tantomeno essere un post sensazionalistico, tutt’altro – scrive ancora su Facebook – è un invito alla prudenza e soprattutto a non sottovalutare mai gli ecosistemi complessi. Il mare è come una foresta con le sue bellezze e i suoi feroci predatori, prima di entrarvi bisogna essere consapevoli che possa accedere l’imponderabile. Come è successo domenica a me. Sono rimasto in stato di shock per due giorni e tutt’ora ho ancora gli incubi”.
“Il mare ti dà tutto e ti toglie tutto – è la sua morale – chi lo vive tutto l’anno come me ne è consapevole .Dell’attacco con lo squalo mi porterò sempre con me la mia irrefrenabile voglia di vivere, la mia lucidità nel combatterlo e soprattutto gli occhi di quel feroce predatore che prima di lasciarmi inabissandosi nel blu mi ha guardato. Ci siamo guardati come due lottatori entrambi illesi e questo è tutto. Qualche amico a cui gli ho raccontato il fatto mi ha chiesto se avessi intenzione di continuare a fare kayak. Gli ho risposto di sì. Ho fatto una segnalazione alla capitaneria di porto di Taranto ed al comune di Castellaneta”.
Intanto gli esperti spiegano che probabilmente l’animale aveva immaginato che il kayak potesse essere una preda commestibile, che non è aggressivo ma forse soltanto affamato. Il Mediterraneo si sta tropicalizzando, spiegano ancora, e non c’è cibo per gli squali. Ma la buona notizia dal punto di vista ambientale è che gli squali ci sono, e forse il Mediterraneo è ancora una mare salvo.
Stefania Losito