Marco Cappato ha raccontato ai carabinieri, denunciandosi per avere aiutato a morire Romano, 82 anni, che ha accompagnato in Svizzera, “quello che potrei definire una trappola micidiale che si stava stringendo attorno a Romano che ci parla di una violenza di Stato”. Una violenza, per Cappato, “che e’ l’effetto delle contraddizioni della legge
italiana”. Romano era infatti in una condizione di veloce decadimento ma non era al momento dipendente dal trattamento di sostegno vitale. L’uomo di 82 anni, italiano, affetto da Parkinsonismo atipico, è stato accompagnato da Marco Cappato in una clinica svizzera per il suicidio assistito. A dare la notizia la figlia in un video. ‘Non voleva piu’ soffrire’, ha detto la moglie.
Cappato rischia “fino a 12 anni di carcere”, come ha sottolineato lui stesso. “E’ indegno per un Paese civile continuare a tollerare l’esilio della morte in clandestinita’” ha piu’ volte detto. In caserma stamani Cappato si e’ presentato con l’avvocato e segretaria dell’Associazione, Filomena Gallo.
Per Cappato si tratta di una “nuova disobbedienza civile”, l’aver accompagnato Romano in Svizzera poiche’ l’uomo non era tenuto in vita “da trattamenti di sostegno vitale’. Un caso simile a quello della 69enne veneta Elena Altamira, malata terminale di cancro morta in Svizzera la scorsa estate con suicidio assistito. Si tratta, ha spiegato l’avvocato
Gallo, di casi che non rientrano in quelli previsti dalla sentenza 242/2019 della Corte costituzionale sul caso Cappato-Dj
Fabo per l’accesso al suicidio assistito in Italia. A seguito del processo subito da Cappato per l’aiuto fornito a Fabiano Antoniani, e grazie alla sentenza 242 della Corte costituzionale, il suicidio assistito in Italia “e’ possibile e legale quando la persona malata che ne fa richiesta e’ affetta da una patologia irreversibile, fonte di intollerabili sofferenze fisiche o psicologiche, pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli e tenuta in vita da trattamenti di sostegno
vitale e queste condizioni siano state verificate dal Ssn”.
Rimangono quindi esclusi da queste possibilita’ numerosi malati. Le sue due ultime iniziative, spiega il tesoriere
dell’Associazione Coscioni, hanno “l’obiettivo di superare le attuali discriminazioni tra persone malate e consentire il pieno rispetto della volonta’ anche delle persone affette da patologie irreversibili, fonte di sofferenza, pienamente capaci ma non ancora tenute in vita da trattamenti di sostegno vitale”.
Per il caso di Elena, per cui Cappato si era denunciato ai carabinieri come avvenuto per quello di dj Fabo, Cappato e’
indagato a Milano per aiuto al suicidio ed e’ stato interrogato dai pm nelle scorse settimane ma non ha ancora ricevuto
comunicazioni: ne’ avviso di chiusura delle indagini, ne’ di archiviazione.
Nel processo sulla vicenda Antoniani, anche a seguito dell’intervento della Consulta, fu assolto nel 2019.
Soccorso civile, una delle associazione di cui e’ responsabile Marco Cappato, aiutera’ “nel mese di dicembre” un’altra persona che “ha appuntamento” per andare a morire in Svizzera “che si e’ rivolta a noi: ci siamo presi l’impegno di aiutarlo”.
Stefania Losito