Un piano da 600 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni per infrastrutture, ambiente, sanità e tecnologie sicure in tutto il mondo. È la risposta del G7 alla Via della Seta cinese che Joe Biden, assieme agli altri leader, ha lanciato ufficialmente al vertice in Germania, al castello di Elmau. Da qui al 2027 i Paesi del G7 investiranno 600 miliardi in diversi “progetti rivoluzionari per colmare il divario infrastrutturale nei Paesi in via di sviluppo, rafforzare l’economia globale e le catene di approvvigionamento e far progredire la sicurezza nazionale degli Stati Uniti” .
Il presidente americano ha precisato che gli Usa contribuiranno alla ‘Partnership for Global Infrastructure and Investment’ con 200 miliardi. L’iniziativa è nata un anno fa al vertice in Cornovaglia, ma i dettagli finora non erano stati definiti. Nel dettaglio le zone del mondo a cui gli investimenti saranno rivolti sono: Corno D’Africa, Africa occidentale, ma anche Sudamerica e Asia-Pacifico. L’operazione degli Stati Uniti per rilanciare l’isolamento di Pechino, colpevole anche di aver continuato a sostenere la Russia nella sua guerra contro l’Ucraina acquistandone il petrolio, non si ferma in Germania. Nel Concetto strategico che sarà varato al termine del vertice Nato di Madrid, nei prossimi giorni, per la prima volta la Cina e le sue sfide saranno citate come fonte di preoccupazione.
Economia, sicurezza alimentare, gas e guerra. Questi dunque i temi al G7. “Continueremo a fornire sostegno finanziario, umanitario, militare e diplomatico e a stare al fianco dell’Ucraina fino a quando sarà necessario”. È quanto si legge nella bozza del comunicato del G7.
Il presidente del consiglio Mario Draghi, nel suo intervento alla prima sessione di lavoro al G7, ha affermato: “Anche quando i prezzi dell’energia scenderanno, non è pensabile tornare ad avere la stessa dipendenza della Russia che avevamo. Dobbiamo eliminare per sempre la nostra dipendenza della Russia”. E ha proseguito: “Dobbiamo evitare gli errori commessi dopo la crisi del 2008: la crisi energetica non deve produrre un ritorno del populismo”, ha aggiunto. Per Draghi mettere un tetto al prezzo dei combustibili fossili importati dalla Russia è un obiettivo geopolitico oltre che economico e sociale: “Dobbiamo mitigare l’impatto dell’aumento dei prezzi dell’energia, compensare le famiglie e le imprese in difficoltà, tassare le aziende che fanno profitti straordinari”, ha osservato.
Michela Lopez