Sulla guerra in Ucraina: è una menzogna dire che senza invio armi pagheremmo meno tasse
L’invio delle armi a Kiev e i migranti, in primo piano, nelle comunicazioni del presidente del Consiglio Giorgia Meloni nell’Aula del Senato in vista del prossimo Consiglio europeo del 23 e 24 marzo.
“Il primo banco di prova è il tema dell’immigrazione – ha detto la premier –. Siamo di fronte a un’emergenza che sta diventando strutturale, questa definizione è la più realistica fotografia”.
Meloni ha spiegato di aver scritto, subito dopo la tragedia di Cutro, al presidente della Commissione europea, al presidente del Consiglio europeo e al Consiglio Ue per ribadire che non si può attendere oltre. “Non possiamo aspettare inermi il prossimo naufragio, pericolo insito per viaggi organizzati da scafisti senza scrupoli. Le frontiere dell’Italia sono le frontiere dell’Europa”. Poi ribadisce che prima di ogni ipotetico diritto a emigrare “ogni essere umano ha il diritto a non essere costretto a migrare in cerca di una vita migliore”.
Sulla guerra in Ucraina il presidente del Consiglio ha detto che è una menzogna raccontare agli italiani che se non fornissimo armi all’Ucraina si potrebbero aumentare le pensioni o ridurre le tasse. “Noi inviamo armi all’Ucraina anche per poter tenere la guerra lontana dal resto d’Europa e da casa nostra” ha dichiarato.
L’Italia, ha fatto sapere la premier, è pronta a dare il proprio contributo per la futura ricostruzione dell’Ucraina. “Su questo obiettivo lavoriamo anche con la conferenza sulla ricostruzione che ospiteremo a Roma il 26 aprile”.
Infine un intervento anche sul patto di stabilità. “Entro il 2023 bisogna arrivare a nuove regole sulla base di principi realistici dopo la pandemia del Covid: serve più equilibrio tra stabilità e crescita. In passato c’è stata molta più attenzione alla stabilità, ora abbiamo più bisogno di attenzione alla crescita. È la nostra priorità. Le nuove regole devono sostenere investimenti pubblici. Il tempo dell’austerità è finito” ha detto Meloni.
Gianvito Magistà