La Russia ha assunto la presidenza di turno del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Un ruolo in gran parte solo procedurale, ma che ha suscitato l’indignazione del governo ucraino. “È molto significativo”, ha sottolineato su Twitter il capo dello staff della presidenza ucraina, Andrij Yermak, “che nel giorno di festa di uno Stato del terrore, l’Iran, un altro Stato del terrore, la Russia, cominci a presiedere il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Non è solo una vergogna, è un altro colpo simbolico al sistema delle relazioni internazionali”. Il ministro degli Esteri ucraino, Kuleba, ha parlato di “schiaffo in faccia alla comunità internazionale” e ha esortato gli attuali membri del Consiglio di sicurezza a “contrastare qualsiasi tentativo russo di abusare della sua presidenza”.
Intanto il metropolita Pavel, vicario del monastero di Kiev, Pechersk Lavra, ha riferito di aver ricevuto questa mattina un mandato di perquisizione da parte delle autorità ucraine. In un video ha dichiarato di essere stato posto agli arresti domiciliari con l’accusa di “collaborazione con la Russia e incitamento interreligioso”. “Sono contro l’aggressione”, ha dichiarato, senza però mai nominare Mosca.
Secondo l’intelligence del ministero della Difesa britannico, in Donbass “le forze russe hanno ottenuto solo successi marginali a costo di decine di migliaia di vittime, sprecando il vantaggio di personale militare dovuto alla mobilitazione parziale”. “È realistico pensare”, si legge nel report quotidiano su Twitter, “che il capo di Stato maggiore, Gerasimov, stia superando i limiti della tolleranza dei fallimenti per la leadership russo”. Sempre secondo l’intelligence di Londra, Gerasimov doveva estendere il controllo russo sul Donbass, ma “dopo 80 giorni è sempre più evidente che questo progetto è fallito”.
Vincenzo Murgolo