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Parrucchieri sul piede di guerra: non ce la facciamo più

Sono 105mila le imprese di acconciatori in tutto il Paese, ma il 15% non riaprirà alla fine dell’emergenza. Nel discorso del premier Conte, che ha illustrato la Fase 2, i parrucchieri vedono allontanarsi ancora l’apertura, prevista per il primo giugno. Che però, essendo un lunedì, giorno di chiusura settimanale, potrebbe diventare 3 giugno, visto che il due è anche Festa nazionale. Insomma, troppo tardi per molti di loro. Come per Silvia Palattella, vicepresidente barese di Confartigianato Puglia, categoria Acconciatori, che lancia un grido d’allarme: “Mi rivolgo a tutte le istituzioni, Regione, Comune – spiega a Radionorba – abbiamo bisogno del vostro aiuto, i 600 euro servono per le spese di famiglia, non per un salone che deve pagare gli affitti e sostenere altri costi. Molte aziende chiuderanno, moriranno, e se non ci aiutate sarete complici”. Erano pronti a ripartire dalla prossima settimana ma dovranno stare fermi ancora un mese, con lavoratori a casa e sempre zero entrate. “Economicamente non basta sospendere i pagamenti, occorre annullarli. Non possiamo ripartire indebitati”, accusa Pallattella. Sul tema, dal punto di vista epidemiologico, è intervenuto il responsabile del Coordinamento dell’emergenza Covid in Puglia, Pier Luigi Lopalco, che ha chiesto di formare i lavoratori sul rischio infettivo. “E questo e’ un tema su cui si è fatto poco – lamenta l’epidemiologo – il problema non è farli riaprire prima o dopo, ma farli partire in sicurezza”. “Quando il parrucchiere protesta perché é rimasto chiuso al lungo, ma poi vado da lui e lo trovo con la mascherina sotto il naso, capisco che non è stato fatto nulla per spiegare a queste persone come si indossa una mascherina”. E’ necessario, conclude Lopalco, fare a queste persone “dei corsi per spiegare come si utilizzano in modo corretto mascherine e guanti per ridurre i rischi di diffusione del contagio”.
Stefania Losito

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