Risolta la battaglia sulla prescrizione, ma alla Camera la partita sarà ancora da giocare
Dopo ore di tensione e una lunga mediazione da parte del Presidente del Consiglio Mario Draghi, il Consiglio dei ministri ha votato all’unanimità la riforma Cartabia del processo penale. Si tratta di una delle riforme cruciali per attuare in Italia il Recovery Plan.
I ministri pentastellati erano arrivati a Palazzo Chigi con l’intenzione di astenersi per non rischiare la spaccatura interna. È stato, però, il premier Draghi a convincerli, riunendoli nel suo ufficio per cercare una soluzione. Alla fine i Cinque Stelle hanno ottenuto che nel testo vengano citati espressamente i reati contro la Pubblica amministrazione, tra cui corruzione e concussione, tra quelli più gravi e per i quali i tempi della prescrizione processuale sono più lunghi.
In sostanza viene confermata l’attuale disciplina: stop alla prescrizione dopo la sentenza di primo grado, che sia di condanna o di assoluzione. Inoltre, è stata stabilita una durata massima di due anni per i processi d’appello e di un anno per quelli di Cassazione, con la possibilità di un’ulteriore proroga di un anno in appello e di sei mesi in Cassazione per processi complessi relativi a reati gravi.
Draghi, in Consiglio, ha chiesto la massima lealtà per far approvare il testo in Parlamento. Nessuno si è opposto, nonostante qualche malumore nel centrodestra. Adesso la parola passa alla Camera, probabilmente entro il 23 luglio, dove la battaglia resta aperta. Sembra che all’interno dello stesso M5s ci siano ancora dei mal di pancia. La partita non è finita.
Gianvito Magistà