Ci saranno quindici giorni in meno di riscaldamento quest’inverno e una riduzione di un grado della temperatura e di un’ora al giorno. Eccezione viene fatta per ospedali, asili, piscine, saune e alcune attività industriali e artigianali a cui i Comuni “abbiano già concesso deroghe ai limiti di temperatura”, oltre che agli edifici dotati di impianti alimentati in prevalenza a energie rinnovabili. Lo fa sapere il ministero della Transizione ecologica (Mite) nel comunicare che il ministro Roberto Cingolani ha firmato il Decreto che definisce “i nuovi limiti temporali di esercizio degli impianti termici di climatizzazione alimentati a gas naturale”. Queste misure, secondo la stima dell’Enea, farebbero risparmiare 2,7 miliardi di metri cubi di gas. Per una famiglia – calcola Enea – significa avere il beneficio di tagliare la bolletta di 179 euro.
Il Piano di riduzione dei consumi di gas naturale previsto dal Mite con questo decreto posticipa di 8 giorni la data di accensione dei termosifoni e anticipa di 7 giorni lo spegnimento. Date che variano a seconda delle sei zone climatiche individuate in Italia. A Milano ad esempio anziché il 15 ottobre il riscaldamento partirà il 22 e sarà spento il 7 aprile anzichè il 15. La temperatura nelle abitazioni, che è fissata a 20 gradi per convenzione, dovrà scendere a 19.
Si ridisegna così la cartina di accensione dei riscaldamenti:
1) Zona A (costituita dal Sud Italia e dalle isole, comprese Lampedusa e Porto Emedocle): ore 5 giornaliere dal 8 dicembre al 7 marzo;
2) Zona B (comprende grandi città del Sud come Agrigento, Reggio Calabria, Messina e Trapani): ore 7 giornaliere dal 8 dicembre al 23 marzo;
3) Zona C (comprende Napoli, Caserta, Imperia, Cagliari, Bari, Lecce, Brindisi e Taranto): ore 9 giornaliere dal 22 novembre al 23 marzo;
4) Zona D (città come Roma, Firenze, Foggia, Ancona e Oristano): ore 11 giornaliere dal 8 novembre al 7 aprile;
5) Zona E (comprende Milano, Torino, Bologna, L’Aquila e Potenza): ore 13 giornaliere dal 22 ottobre al 7 aprile;
6) Zona F (Arco alpino, con città come Belluno, Trento e Cuneo): nessuna limitazione.
Michela Lopez