Bucha resterà il simbolo dell’orrore compiuto dai russi in Ucraina. Il mondo intero si indigna guardando le denunce che arrivano dalla piccola cittadina nell’oblast di Kiev. Qui si è consumato uno dei più grandi crimini di guerra dell’era contemporanea. Migliaia di civili giustiziati dai russi. Corpi abbandonati per strada, ammassati nelle fosse comuni o tritati sotto i carri armati.
“L’apocalisse”, come la definisce Kiev, arriva il 4 marzo alle 7 del mattino con l’invasione delle truppe nemiche. I soldati russi perlustrano le case e costringono i cittadini ad inginocchiarsi per strada. Urla di terrore soffocati dal rumore sordo e secco degli spari. La resistenza è l’immagine di un giovane inginocchiato. Il volto coperto dalla sua stessa maglia, freddato con un colpo alla nuca. Quel giovane, per tutti un martire dell’Ucraina, è stato abbandonato per giorni, pietrificato nella stessa posizione.
Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha avvertito un “pugno nello stomaco” di fronte alle immagini. “E’ la realtà di quanto accade ogni giorno da quando è iniziata la brutale invasione dell’Ucraina da parte della Russia”, ha aggiunto in una intervista alla Cnn. “Sono sconvolto”, così l’ambasciatore di Israele in Ucraina, Michael Brodsky. Per il presidente ucraino Zelensky a Bucha è stato compiuto un genocidio. L’Europa reagisce e pensa a nuove sanzioni contro Mosca, che si difende e parla di foto ritoccate. Non si esclude lo stop immediato alle importazioni di gas.
Michele Paldera