Un tentato golpe. Lo definisce così Bennie Thompson, presidente della Commissione d’inchiesta sul 6 gennaio, giorno in cui rivoltosi assalirono Capitol Hill, negli Usa. “Nel 1814 il Campidoglio è stato assalito da una forza straniera, il 6 gennaio 2021 è stato assalito da nemici interni su incoraggiamento di Donald Trump”, ha detto Thompson. E poi: “La nostra
democrazia resta in pericolo. Il complotto all’origine dell’assalto del 6 gennaio non è finito”. Il portavoce di Trump replica: “Questa non è un’udienza legislativa, è una produzione (televisiva, ndr)…. Questo circo non catturerà l’attenzione del pubblico…”. E invece. Due ore e mezzo di testimonianze, racconti inediti, documenti drammatici. La prima udienza in prime-time della commissione d’inchiesta ha tracciato le linee guida delle prossime settimane negli Usa, con le altre audizioni speciali: un processo a Donald Trump e alla sua commistione con i rivoltosi, a cominciare dai Proud Boys, il gruppo di estremisti di destra che recitò un ruolo chiave nella rivolta. “Trump – ha dichiarato Liz Cheney, membro repubblicano isolato dal suo stesso partito – non solo non ha condannato l’assalto, ma l’ha difeso. Ha convocato i teppisti, li ha messi insieme e poi ha acceso la fiamma di questo attacco”. Cheney ha parlato di un “sofisticato piano in sette parti”, da parte dell’ex presidente, per ribaltare il risultato elettorale e il corso della storia.
Le conferme arrivano dagli stessi familiari di Trump, a cominciare dalla figlia Ivanka, che in una testimonianza registrata in video ammette: “Non c’erano prove” per affermare che il voto era stato rubato, come ha sempre sostenuto, e ancora sostiene, il padre. Nello spezzone mostrato ieri, viene chiesto a Ivanka cosa pensasse della dichiarazione dell’allora Attorney general, Barr, secondo il quale le elezioni erano state regolari. “Ha avuto un impatto sulla mia prospettiva – ha risposto Ivanka – io ho stima dell’Attorney general Barr, per cui ho accettato quello che sosteneva”. I video registrati durante l’assalto al Campidoglio mostrano il ruolo dei Proud Boys, a cominciare dal leader, Joseph Biggs, quando avvicina una persona e gli dice di guidare il gruppo ad attaccare la polizia. Nella confusione dell’orda, appaiono uomini che si muovono in modo preciso. Sono quelli dei Proud Boys, incriminati di recente per “terrorismo domestico”, l’accusa più grave.
E spunta un video shock di 10 minuti con immagini inedite sulla rivolta al Capitol Hill: si sentono tra l’altro i manifestanti gridare “impiccate Mike Pence” e si vedono i poliziotti assaliti chiedere aiuto.
All’udienza sono intervenuti anche l’agente ferita durante le violenze, Caroline Edwards, e il regista di documentari Nick
Quested, a Washington per filmare li suo terzo comizio: ne aveva già seguiti due in dicembre per il documentario a cui stava lavorando.
Stefania Losito