Il centrodestra – secondo quanto si apprende da fonti parlamentari – ha depositato in commissione Lavoro alla Camera un emendamento soppressivo della proposta di legge sul salario minimo. Il termine per la presentazione degli emendamenti è scaduto alle 12. La commissione Lavoro di Montecitorio aveva adottato come testo base la proposta di legge sottoscritta da tutti i gruppi di opposizione, salvo Italia Viva. L’eventuale introduzione di un salario minimo per legge pari a 9 euro lordi l’ora, significherebbe, come certificato da Istat, aumenti per tre milioni di lavoratori circa. Immediate le reazioni delle opposizioni.
“Sul salario minimo la destra ha gettato la maschera. Nessuna contro proposta, nessuna ricerca di un punto di incontro con le opposizioni. Un no puro e semplice. Pregiudiziale. Ideologico. Uno schiaffo in faccia a tre milioni di lavoratrici e lavoratori sottopagati e sfruttati”. Lo scrive su Twitter il responsabile economico del Pd Antonio Misiani.
“Dopo un decreto lavoro che ha istituzionalizzato la precarietà, dopo l’abolizione del reddito di cittadinanza, dopo l’elemosina della social card, ora il no alla proposta di salario minimo sancisce che Giorgia Meloni e i suoi alleati considerano i più fragili, chi ha meno, chi non ha lavoro i loro avversari. Per noi sotto la soglia dei 9 euro non è lavoro ma sfruttamento” afferma il presidente dei senatori del Pd, Francesco Boccia.
“La maggioranza di centrodestra vuole sopprimere la proposta di legge sul salario minimo, uno vero e proprio schiaffo a milioni di lavoratrici e lavoratori e una condanna alla povertà e alla precarietà”. Lo afferma in una nota Francesco Silvestri, capogruppo alla Camera M5s.
Michela Lopez