Vendola: giustizia che calpesta verità; i Genitori Tarantini ringraziano i magistrati
L’ex presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, condannato in primo a grado a tre anni e mezzo di reclusione nel processo “Ambiente Svenduto” sul presunto disastro ambientale dell’Ex Ilva di Taranto, dice di volersi ribellare ad una giustizia che calpesta la verità.
“È come vivere in un mondo capovolto – dichiara Vendola – dove chi ha operato per il bene di Taranto viene condannato senza l’ombra di una prova. Una mostruosità giuridica che colpisce noi, quelli che hanno scoperchiato la fabbrica, che hanno imposto leggi all’avanguardia contro i veleni industriali”. Vendola dice che farà appello a questa sentenza. “Ho taciuto per quasi 10 anni – conclude – difendendomi solo nelle aule di giustizia, ora non starò più zitto”.
Gli avvocati difensori degli ex proprietari sottolineano come gli stessi periti abbiamo evidenziato che sotto la gestione dei Riva Ilva ha sempre operato e prodotto rispettando tutte le normative vigenti. I Riva hanno, inoltre, costantemente investito ingenti capitali in Ilva al fine di migliorare gli impianti e produrre nel rispetto delle norme.
Dopo la lettura della sentenza il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, si dice commosso “per quelli che abbiamo perduto e per quelli che qui ancora si ammalano. È stata una strage, lunga decenni, per il profitto”.
L’attuale presidente della Regione, Michele Emiliano, ritiene che gli impianti a ciclo integrato, che hanno determinato la morte di innumerevoli persone tra le quali tanti bambini, adesso devono essere chiusi per sempre e con grande urgenza per evitare che i reati commessi siano portati ad ulteriori conseguenze e ripetuti dagli attuali esercenti la fabbrica.
L’associazione Genitori Tarantini, tramite il portavoce Massimo Castellana, ringraziano i magistrati anche a nome dei bambini. “È una bella giornata – aggiungono – per Taranto dopo tante giornate tristi e insopportabili per il dolore che hanno procurato”. Le condanne sono inequivocabili secondo i Genitori Tarantini. La Corte d’Assise ha inflitto 22 anni a Fabio Riva che, ricorda Castellana, fu la persona che nel corso di una conversazione intercettata reputava una cavolata due tumori al mese in più.
Il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, afferma che servono certezze per dare una prospettiva di crescita e sviluppo a Ilva e all’acciaio in Italia. “Rispettiamo la sentenza – dice – manca la pronuncia del Consiglio di Stato per avere il polso della situazione. A quel punto sarà possibile capire in che quadro giuridico lo Stato, in qualità di azionista, potrà operare”.
“A Taranto, per decenni, si è inquinato senza che nessuna istituzione locale facesse qualcosa: hanno chiuso gli occhi e legato le mani per non firmare atti a tutela della salute” è il parere di Angelo Bonelli, coordinatore dei Verdi. “La magistratura, purtroppo, è dovuta intervenire per fare quello che la politica avrebbe dovuto fare”.
Secondo Loredana De Petris, capogruppo di LeU al Senato, “quella di Taranto è una sentenza di importanza storica. Vengono infatti chiarite e sanzionate le responsabilità dei Riva e dei dirigenti dell’Ilva, cioè di chi in nome del profitto non ha esitato ad avvelenare un’intera città”. Su Vendola, invece, la De Petris non ha dubbi sulla sua innocenza che, dice, verrà riconosciuta nel processo d’appello.
Gianvito Magistà