Il testimonial: ti paccio, mi stimi, vuoi essere come me, allora compra quel che compro io, consuma quel che consumo io, fai quello che ti consiglio di fare. Se una persona di fama fa il testimonial per un prodotto commerciale, mette faccia anima e corpo al servizio di un prodotto. Ma se lo fai per una buona causa e per giunta gratis, tanto di cappello. Invece, no. Anna Tatangelo ha messo faccia anima e corpo a disposizione della campagna della Lilt, la Lega per la lotta contro i tumori per la prevenzione del cancro al seno. Compare nella foto praticamente nuda mentre si cinge il seno coprendolo con le braccia. Il messaggio è: proteggiti, fai periodicamente i controlli, non dimenticarti di volerti bene. Eppure ad alcune associazioni di donne la cosa non è andata giù, soprattutto all’associazione “Le amazzoni furiose”, un gruppo di donne molto attivo su Facebook che dedica riflessioni proprio alla malattia e a chi ne soffre. In una lettera inviata al ministro della salute, Beatrice Lorenzin, “Le amazzoni furiose” scrivono: “Cosa ha a che fare l’immagine di una donna chiaramente al di sotto della fascia d’età per la quale sono designati i programmi di screening con la “prevenzione”? Perché concentrare l’attenzione del pubblico sul suo dècolleté florido (a cui fanno da contorno gli addominali scolpiti) se il rischio di morte si presenta solo nel caso in cui la patologia interessi altri organi?”. Dal punto di vista della comunicazione proprio queste osservazioni dimostrano che la scelta è efficace. Né conta sul prodotto l’età del testimonial ma quel che rappresenta per i consumatori che possono essere più anziani o più giovani. Nel caso della Tatangelo poi parliamo di una ragazza di 28 anni che fa l’artista da così tanti anni da avere un pubblico dall’eta’ molto diversa. Dice il presidente della Lilt, Francesco Schittulli: “Quella posa che ha offeso le firmatarie della lettera, sono sincero, è stata voluta perché è un’immagine positiva impegnata a mantenere il proprio stato di salute, di benessere. Non ho mai pensato a una posa da calendario. Quello è un abbraccio che protegge il seno. E ho pensato a una testimonial che possa parlare alle nostre figlie”. “La prevenzione – spiega Anna Tatangelo – deve diventare uno stile di vita, tutte/tutti noi dobbiamo capire che basta poco: ritagliarsi del tempo con appuntamenti fissi per controllare la nostra salute e vivere meglio, e, soprattutto, non rischiare di accorgerci troppo tardi del male”. A tutto questo si aggiunga che l’artista ha prestato anima e corpo gratuitamente e che si è impegnata anche a fare un giro nelle scuole per parlare di prevenzione. Giovani e meno giovani penseranno: e se una come lei, bella come lei, perfetta come lei, brava come lei, desiderabile come lei, pensa a questa gravissima malattia a maggior ragione devo pensarci io. Se questo è l’obiettivo della campagna, forse le polemiche sono un po’ esagerate.
Maurizio Angelillo