“It’s coming back home” motto della disfatta londinese
L’Europa celebra l’Italia mentre l’Inghilterra affonda nel suo dramma sportivo. Il motto “It’s coming back home” è il simbolo di un traguardo che svanisce magicamente. Uno scherzo del destino; un appuntamento con la vittoria rimandato tante, troppe, volte. Un paese isolato e diviso si riscopre fragile e senza ideali in cui credere. L’operazione di marketing, il rilancio della Premier League, il fair play, il self control, l’ospitalità, gli stadi liberi dagli hooligans e dalla violenza, il calcio vissuto divertendosi: pura illusione. Castelli di carta costruiti affannosamente e distrutti in 90 minuti nel tempio del calcio, Wembley.
La delusione tradotta in razzismo, contro Rashford, Sancho e Saka, è la punta dell’iceberg di una società che vacilla. La giornata aveva preso una brutta piega dalle prime ore, con le bombe carta esplose all’esterno dell’albergo della nazionale. I fiumi di alcool e la festa trasformata in guerriglia per le strade della capitale inglese. La caccia all’italiano nel luogo che della fratellanza aveva fatto uno stile di vita. Fenomeni che l’Inghilterra pensava di aver sconfitto con la repressione, riemersi in un piovoso pomeriggio estivo. E dalla giustizia cieca e sommaria non sono stati risparmiati nemmeno gli undici in maglia bianca. I Leoni d’Inghilterra, ridotti da idoli a capro espiatorio.
Circolano indiscrezioni di profonde spaccature interne al momento di scegliere i cinque da mandare sul dischetto. Il capitano Kane si è scagliato contro Grealish. Il fantasista dell’Aston Villa ha replicato: “Volevo calciare il rigore. Il c.t ha preso buone decisioni durante gli Europei e così ha fatto contro l’Italia”. Ci ha pensato Mourinho a rincarare la dose: “So per certo che alcuni calciatori si sono rifiutati, ma non farò nomi”. Sterling è il maggiore indiziato. Perché escludere uno dei migliori cecchini dagli undici metri? La verità sotto gli occhi di tutti, ma sarà nascosta dal sempre valido “segreto di spogliatoio”. Fine della favola.
Michele Paldera