L’ex capo della Protezione Civile regionale è in carcere dal 23 dicembre per corruzione
Un giornalista del servizio stampa della Giunta regionale pugliese, Nicola Lorusso, è indagato per concorso in rivelazione e utilizzazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento personale ed è stato perquisito dalla Guardia di Finanza di Bari. Avrebbe rivelato all’ex capo della Protezione Civile pugliese, Mario Lerario, la presenza nel suo ufficio di cimici, aiutandolo così a eludere le indagini. A sua volta, il giornalista, avrebbe ricevuto l’informazione da un pubblico ufficiale. Lerario, che dal 23 dicembre è in carcere con l’accusa di corruzione, successivamente avrebbe fatto rimuovere le microspie.
Gli inquirenti sospettano che Lorusso, “informato da un pubblico ufficiale al momento non identificato dell’esistenza di un decreto che autorizzava intercettazioni ambientali in tre uffici della Regione, lo abbia rivelato a Lerario aiutandolo così a eludere le investigazioni della polizia giudiziaria”. La Guardia di Finanza ha perquisito casa, ufficio e auto del giornalista, sequestrando supporti informatici, pc e telefoni cellulari “al fine di verificare – si legge nel decreto di perquisizione – se nei giorni precedenti rispetto al rinvenimento delle cimici, Lorusso abbia intrattenuto chat o effettuato chiamate voip con individui che, come dichiarato nel corso della conversazione, gli abbiano fatto leggere il decreto dispositivo delle intercettazioni ambientali in tre stanze”.
La conversazione alla quale si fa riferimento è del 3 settembre scorso. Lorusso, nell’ufficio di Lerario, avrebbe detto di aver letto un atto investigativo riservato. Quello stesso giorno, nel medesimo ufficio, due uomini avrebbero disattivato i microfoni e, certi di averli rimossi tutti, avrebbero detto “Di’! E’ tutto staccato!”.
Nel dialogo intercettato, i due facevano esplicito riferimento a Lerario. Due mesi dopo erano ancora alla ricerca di microspie, in controsoffitti e pareti, nei condizionatori, in bagno, rassicurando che quella operazione di bonifica l’avrebbero ripetuta periodicamente. “Probabilmente il maresciallo si è venuto a mettere qua”, avrebbe detto, a novembre, Lerario al suo collaboratore Antonio Mercurio, anch’egli indagato nella più ampia indagine che coinvolge l’ex dirigente e sei imprenditori, relativa alla realizzazione dell’ospedale Covid nella Fiera del Levante di Bari e altri appalti affidati negli ultimi anni dalla protezione civile regionale e ora al vaglio non solo della magistratura penale, ma anche di una task force interna alla Regione.
Gianvito Magistà