Sono stati rinviati a giudizio dal gup del Tribunale di Bari, Francesco Mattiace, i 18 attivisti pugliesi di CasaPound accusati della presunta aggressione squadrista avvenuta nel capoluogo pugliese il 21 settembre 2018 nei confronti di un gruppo di manifestanti antifascisti dopo un corteo organizzato per la visita dell’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini. Sono imputati per i reati, a vario titolo contestati, di riorganizzazione del disciolto partito fascista e lesioni
personali aggravate. Il processo inizierà il 13 ottobre. Un altro imputato sarà processato con rito abbreviato il 17 giugno e altri 9 dovranno svolgere dai 6 agli 8 mesi di lavori socialmente utili e dovranno pagare un risarcimento danni simbolico tra i 100 e i 300 euro alle parti civili. Quelle ammesse nel procedimento sono l’Anpi, Rifondazione comunista, Comune di Bari, Regione Puglia e le quattro presunte vittime dell’aggressione: l’ex eurodeputataEleonora Forenza, il suo assistente parlamentare Antonio Perillo, Giacomo Petrelli di Alternativa Comunista, Claudio Riccio di Sinistra Italiana, assistiti dagli avvocati Cesare Antetomaso, Michele Laforgia e Marco Milillo.
In quella aggressione, spiega il procuratore, Roberto Rossi, al giudice per l’udienza preliminare, “è stata usata la violenza come strumento di lotta politica, che è tipica dello squadrismo, storicamente manifestazione del partito fascista”. I diciotto imputati non hanno chiesto il rito alternativo. Tra questi il 45enne Giuseppe Alberga, responsabile del circolo Kraken, sede di CasaPound dove sarebbe stato organizzato l’assalto. In quel luogo, ancora sotto sequestro, i
militanti di CasaPound avrebbero raccolto armi e radunato uomini, provenienti da tutta la Puglia, in attesa del passaggio dei manifestanti antifascisti. Durante le successive indagini della Digos, nella sede furono poi rivenuti “oggetti chiaramente riconducibili alla ideologia fascista”, come bandiere nere con fascio littorio e un busto di Benito Mussolini.
Una delle presunte vittime, l’ex eurodeputata Eleonora Forenza, parla di un “primo passo importante per ribadire che il fascismo e la sua ricostituzione, di cui CasaPound è artefice, sono contro la legge e, in secondo luogo, per ristabilire verità e giustizia su quello che è avvenuto quella notte”. Antonio Perillo, il suo assistente parlamentare picchiato, ha ribadito: “Credo che il rinvio a giudizio sia un passaggio dovuto per una aggressione talmente palese, gratuita e motivata politicamente – ha commentato – ora attendiamo il dibattimento per il riconoscimento della verità fattuale e storico-politica: ci hanno aspettato e aggredito in maniera violentissima in quanto antifascisti. E’ irritante che si continui a sostenere la tesi degli opposti estremismi, addirittura della rissa e dello scontro tra gruppi, quando ci sono filmati che dimostrano che siamo aggrediti alle spalle, noi disarmati, mentre loro armati”.
Stefania Losito