Sono 135 le condanne, a pene comprese tra i 20 anni e i 22 mesi, chieste dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari nei confronti di altrettanti imputati nel processo a capi e affiliati del clan mafioso Strisciuglio di Bari. Le accuse: associazione mafiosa, traffico e detenzione di droga e armi, estorsioni a commercianti, lesioni e una rissa nel carcere di Bari che risale a gennaio 2016, durante la quale furono coinvolti 41 detenuti con lamette e taglierini. In quell’occasione rimasero feriti anche alcuni agenti penitenziari.
Al termine della requisitoria, nell’aula bunker del Tribunale di Bitonto, i pubblici ministeri, Iolanda Daniela Chimienti e Marco D’Agostino, hanno fatto le richieste di condanna per i 135 imputati che hanno scelto il rito abbreviato (altri 15 sono stati rinviati a giudizio). Per 103 imputati le richieste superano i 10 anni di reclusione. Tra questi ci sono i boss Vito Valentino, Lorenzo Caldarola, Alessandro Ruta, Saverio Faccilongo, Vito Catacchio e Giacomo Campanale, che rischiano la condanna più alta, in quanto capi clan, a 20 anni di carcere. Per i figli di Caldarola, Francesco e Ivan, sono state chieste condanne rispettivamente a 16 e a 12 anni di reclusione. L’indagine di polizia e carabinieri, denominata “Vortice maestrale”, ha ricostruito – anche grazie alle dichiarazioni di 21 collaboratori di giustizia – gerarchia e attività illecite del clan, dal 2015, per il controllo del territorio nei quartieri baresi Libertà, roccaforte storica del gruppo mafioso, San Paolo, San Pio-Enziteto, Santo Spirito e San Girolamo e nei comuni di Palo del Colle e Conversano.
Anna Piscopo