“Chi apre un’attività a Foggia, chi è proprio di Foggia, che è nato in quella città, sa che deve pagare”. Patrizio Villani, neo pentito della mafia foggiana ha risposto così alla domanda dei magistrati sul fenomeno estorsivo nel capoluogo dauno. Nel corso della sua deposizione dopo essersi pentito il 10 maggio scorso, il pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia di Bari, Perrone Capano, gli ha anche chiesto se a Foggia per fare le estorsioni occorra fare gesti intimidatori o basti andare nell’attività commerciale. “Ci stanno posti – ha risposto Villani – dove non devi fare niente, devi solo chiedere e ci sta l’attività che te li da; e ci stanno posti dove non vogliono pagare e devi fare le lettere, i proiettili; oppure quando chiudono vai con un motore vestito e ti fai vedere con la pistola in mano e gliela batti vicino al vetro”. Le dichiarazioni di Villani sono contenute in un verbale di 130 pagine che i pubblici ministeri baresi hanno messo a disposizione della difesa nel corso del processo abbreviato denominato “Decima Bis” in corso nell’aula bunker di Bitonto e che conta una quindicina di imputati tra cui lo stesso Villani. Secondo Villani le vittime di estorsioni direbbero: “Li devo dare allo Stato? Li do a loro – si legge nel verbale – “Chi invece no, quello la devi lavorare un po’, li devi andare a minacciare, gli devi rendere la vita impossibile, glielo devi far capire”. Villani risponde anche alle curiosità dei due magistrati che gli chiedono come mai gli attentati dinamitardi contro le attività commerciali si concentrano in particolar modo ad inizio d’anno (11 quelle avvenute nelle prime settimane del 2022). “Si dà un segnale per dire: è iniziato l’anno bisogna fare?”. Gli chiede il pubblico ministero Perrone Capano. “È solo ironia della sorte che è l’inizio dell’anno” – ha risposto Villani -. “Non c’è una scelta – spiega -. E’ una casualità”.
Anna Piscopo