Maxi-operazione della Direzione distrettuale antimafia, diretta dalla Procura di Potenza, e della squadra mobile: sedici le misure cautelari eseguite. Le accuse sono di mafia, estorsione, rapine e usura nel Vulture-Melfese. Undici persone sono finite in carcere e tre ai domiciliari, due soggetti sono destinatari dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Sarebbe stato accertato il coinvolgimento degli arrestati in attività criminali del clan Di Muro- Delli Gatti già a partire dal 2013. In particolare sono dodici gli episodi di intimidazione accertati ai danni di commercianti ed espositori della Sagra della Varola del 2019 a Melfi: sarebbero stati minacciati per ottenere “contributi economici per i sodali del clan detenuti”. In una circostanza, per giustificare l’offerta di “protezione”, fu fatto “espresso riferimento alla loro condizione di mafiosi”. Il sodalizio si sarebbe arricchito, nel tempo, anche di alleanze con il clan Stefanutti – Martorano, operante nel Potentino.
Le altre accuse per gli indagati sono, a vario titolo, associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, possesso e detenzione illegale di arma da fuoco, tentata rapina e calunnia.
L’inchiesta ha accertato anche estorsioni ai danni di imprenditori, sempre per ottenere denaro o anche “assistenza alimentare ai sodali”, e per dissuadere la vedova di un uomo ucciso dal costituirsi parte civile contro il presunto killer. L’inchiesta della Procura distrettuale antimafia di Potenza ha fatto luce anche sulla “costante disponibilità di armi” da parte del clan, rifornito attraverso “un canale privilegiato di approvvigionamento a San Marino”.
La presenza e l’attività di clan mafiosi in provincia di Potenza, “non diversamente dalla provincia di Matera”, genera un “elevato grado di allarme”, è il giudizio della Procura distrettuale antimafia del capoluogo lucano.
La Dda ha sottolineato che negli ultimi due anni sono state eseguite 86 ordinanze cautelari “per associazione mafiosa
relative a sodalizi attivi sul territorio della provincia di Potenza”, senza contare i recenti arresti per una bomba fatta esplodere davanti a un bar del capoluogo e a un arresto per estorsione nel 2020 il cui imputato e’ stato condannato in primo grado, dal Tribunale di Potenza, a quattro anni e sei mesi di reclusione.
La Procura distrettuale ha evidenziato anche gli “importanti riconoscimenti giudiziari” arrivati dopo le sue inchieste, come la sentenza emessa due giorni fa dal Tribunale di Matera controun clan che operava nel Metapontino.
Stefania Losito