Con un giorno di anticipo gli Stati Uniti hanno completato il ritiro delle truppe dall’Afghanistan. Talebani in festa a Kabul, con spari in aria per celebrare la partenza dei militari americani dopo vent’anni.
“Questa vittoria appartiene a tutti noi”, ha dichiarato dalla pista dell’aeroporto di Kabul Zabihullah Mujahid, il più importante portavoce dei talebani tornati al governo del Paese. “Vogliamo avere buoni rapporti con gli Stati Uniti e il mondo”, ha aggiunto auspicando “buone relazioni diplomatiche con tutti” e definendo il ritiro americano “una grande lezione per altri invasori”.
Intanto il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha annunciato lo spostamento della sede diplomatica da Kabul a Doha, in Qatar, aggiungendo che si tratta di un “passo prudente” che sarà notificato al Congresso. Nel ringraziare i Paesi alleati per il sostegno, Blinken ha poi aggiunto che gli Stati Uniti lavoreranno con i talebani se questi ultimi manterranno i loro impegni e saranno in grado di guadagnarsi la legittimità o il supporto della comunità internazionale.
Oggi è atteso il nuovo discorso alla nazione del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, che ha anticipato che il ritiro dall’Afghanistan è il “modo migliore per proteggere le vite dei soldati e garantire la prospettiva delle partenze civili per quelli che vogliono lasciare il Paese nelle prossime settimane e mesi”. Il presidente è però finito nel mirino dei repubblicani, che lo hanno accusato di aver lasciato circa 200 cittadini americani in mano ai talebani. “Biden è incapace di servire come commander in chief. Gli Stati Uniti e il mondo sono meno sicuri a causa sua”, ha dichiarato la presidente del Gran Old Party, Ronna McDaniel.
Vincenzo Murgolo