La Direzione distrettuale antimafia di Bari ha chiesto 24 condanne a pene fino a 27 anni di reclusione nei confronti dei presunti componenti di due gang nigeriane accusate di aver gestito per anni, all’interno del Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Bari, il racket della prostituzione di donne connazionali vittime di tratta e l’accattonaggio di mendicanti. I due gruppi, secondo gli inquirenti, erano organizzati come “sette segrete dalla struttura militare e dall’inaudita ferocia” e avevano stabilito la loro base operativa nel Cara, operando soprattutto nel quartiere Libertà. Entrambe le organizzazioni avrebbero fatto ricorso a riti voodoo, pestaggi e accoltellamenti. Gli imputati, tutti arrestati nel dicembre del 2019, erano stati ospiti del centro fino a un anno prima. Le condanne più elevate, a 27 e 26 anni di reclusione, sono state chieste per i due presunti capoclan, il 32enne Osas O Ighoruty e il 26enne Gbidi Trinity.
Le indagini sono partite nel 2016 dalla denuncia anonima di alcune presunte vittime. Lo sfruttamento della prostituzione sarebbe stata la principale fonte di arricchimento dei due clan. Stessa violenza sarebbe stata riservata ai mendicanti, costretti a pagare il pizzo sull’elemosina per garantirsi una postazione davanti ai supermercati di Bari e provincia. Gli aspiranti adepti, per arruolarsi nei due gruppi, dovevano sottoporsi a “prove di coraggio” con le mani legate e, incappucciati, venivano picchiati dagli affiliati anziani. Nell’atto di giurare erano “costretti a bere una bevanda composta da sangue umano e alcol come segno di fedeltà fino alla morte”. Per chi rifiutava di affiliarsi o di pagare la periodica retta di appartenenza o di prostituirsi erano previste punizioni corporali.
Vincenzo Murgolo